Ricercatori dell'Università del Queensland svelano un meccanismo nel DNA che potrebbe rivoluzionare il trattamento delle malattie ereditarie e legate all'età

Un team di ricercatori dell’Università del Queensland ha fatto una scoperta che potrebbe segnare una svolta epocale nella prevenzione delle malattie genetiche ed epigenetiche. La dottoressa Anne Hahn e il professore associato Steven Zuryn del Queensland Brain Institute hanno identificato un meccanismo nel DNA che regola l’eredità delle mutazioni legate a malattie croniche e degenerative.

Secondo quanto riportato dai ricercatori, il DNA mitocondriale, essenziale per il corretto funzionamento cellulare, subisce mutazioni con l’invecchiamento, contribuendo all’insorgenza di gravi condizioni come la demenza, il cancro e il diabete. Lo studio ha rilevato la presenza di due enzimi chiave che regolano una modifica chimica nota come metilazione dell’adenina, o 6mA, nel DNA mitocondriale. Questa modifica sembra svolgere un ruolo cruciale nel controllo delle mutazioni, poiché la sua rimozione porta a un accumulo incontrollato di mutazioni, trasmissibili alle generazioni successive.

“La nostra ricerca dimostra che l’aumento dei livelli di 6mA potrebbe rallentare la progressione delle malattie”, ha affermato la dottoressa Hahn. Questo apre nuove prospettive terapeutiche che potrebbero, in futuro, rallentare o addirittura prevenire l’insorgenza di malattie legate all’età.

Il concetto di epigenetica, che esplora come i fattori ambientali influenzino l’espressione genica, si arricchisce così di una nuova dimensione. Fino a poco tempo fa, si credeva che le mutazioni del DNA fossero destinate a causare malattie. Tuttavia, questo studio suggerisce che esistono meccanismi in grado di controllare tali mutazioni, proteggendo la salute individuale e l’integrità genetica delle generazioni future.

La ricerca, che ha utilizzato l’organismo modello C. elegans e cellule coltivate in laboratorio, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Metabolism. I ricercatori stanno ora indagando se meccanismi simili esistano anche negli esseri umani e come questi possano influenzare gli esiti delle malattie.

“Questa scoperta ha implicazioni enormi”, ha concluso il professor Zuryn, “e offre una nuova prospettiva sui fattori genetici ed epigenetici nella salute e nella malattia”.

Con queste nuove conoscenze, il futuro della medicina potrebbe vedere l’introduzione di terapie innovative capaci di prevenire e trattare malattie oggi considerate inevitabili.

Un verme C. elegans vivo con i mitocondri nel sistema nervoso decorati con proteine ​​fluorescenti rosse e verdi. Credito Professore associato Steven Zuryn

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