Un nuovo studio dell’Università di Kobe mette in luce le carenze dei test di screening per il diabete gestazionale e sottolinea la necessità di protocolli più accurati.
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Uno studio dell’Università di Kobe rivela che il 70% dei casi di diabete gestazionale non viene rilevato dai comuni test di glicemia casuale. Gli esperti raccomandano l’adozione di test più accurati per prevenire complicazioni e il diabete di tipo II.
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Uno studio condotto dall’Università di Kobe ha evidenziato una problematica significativa nel rilevamento del diabete gestazionale. Secondo la ricerca, il test di glicemia casuale, ampiamente utilizzato nelle cliniche, non è in grado di individuare il 70% dei casi di questa condizione. Il diabete mellito gestazionale (GDM) è una forma temporanea di diabete che può svilupparsi durante la gravidanza in donne precedentemente sane. Se non trattato adeguatamente, può causare gravi complicanze sia per la madre che per il bambino, aumentando il rischio di sviluppare il diabete di tipo II nel corso della vita.
Il team di ricerca, guidato dall’ostetrico Kenji Tanimura e dalla sua studentessa Masako Tomimoto, ha messo a confronto il tradizionale test della glicemia casuale con test più accurati e ha dimostrato che il primo fallisce nel rilevare una percentuale elevata di casi. La loro ricerca, pubblicata sul Journal of Diabetes Investigation, solleva dubbi sull’efficacia dei metodi di screening comunemente adottati in molte strutture sanitarie.
Il Problema del Test di Glicemia Casuale
Il test della glicemia casuale è semplice, rapido e poco costoso: richiede solo un prelievo di sangue in qualsiasi momento della giornata, indipendentemente da quando la paziente ha consumato l’ultimo pasto. Tuttavia, la comodità di questo esame sembra andare a scapito della sua sensibilità. Lo studio ha coinvolto 99 donne a cui è stato diagnosticato il GDM. Di queste, il 71,7% avrebbe ricevuto una diagnosi negativa se fosse stato utilizzato solo il test della glicemia casuale.
Masako Tomimoto, coautrice dello studio, ha commentato: “Mentre molti studi hanno dimostrato che il test della glicemia casuale è meno sensibile, nessuno aveva finora eseguito un confronto diretto tra i risultati ottenuti sugli stessi individui con test diversi. Abbiamo confermato che il metodo comunemente utilizzato non rileva spesso la condizione che dovrebbe individuare.”
Le Implicazioni per la Salute delle Donne e dei Bambini
Il GDM può avere conseguenze serie se non diagnosticato e trattato tempestivamente. Le donne con diabete gestazionale hanno maggiori probabilità di avere gravidanze complicate da macrosomia fetale (neonati con peso superiore alla norma), il che aumenta il rischio di parto cesareo e altre complicazioni. Inoltre, sia la madre che il bambino sono più predisposti a sviluppare il diabete di tipo II in futuro.
L’International Association of the Diabetes and Pregnancy Study Groups raccomanda che tutte le donne incinte, non precedentemente diagnosticate con diabete, si sottopongano a un test di tolleranza al glucosio orale tra la 24a e la 28a settimana di gravidanza. Questo test richiede alle donne di digiunare per 8-12 ore, consumare una soluzione di glucosio e successivamente sottoporsi a prelievi di sangue per monitorare la risposta del corpo al glucosio. Tuttavia, questa procedura più complessa è spesso sostituita da metodi meno accurati per ragioni di praticità e costi.
La Situazione nelle Strutture Sanitarie
Un sondaggio condotto dal team di ricerca presso le strutture sanitarie della prefettura di Hyogo, dove si trova l’Università di Kobe, ha rivelato che il 43% delle cliniche si affida esclusivamente al test della glicemia casuale per il primo screening del diabete gestazionale. “In Giappone, circa la metà delle nascite avviene in cliniche ostetriche, dove i test più accurati, ma costosi e dispendiosi in termini di tempo, non sono sempre utilizzati”, spiega Tomimoto.
Il problema non è limitato al Giappone. In un sondaggio condotto nel Regno Unito, il 48% delle cliniche si affidava esclusivamente al test di glicemia casuale per il primo screening. Questo suggerisce che il problema della diagnosi insufficiente del GDM è diffuso a livello globale.
Il Progetto di Screening dell’Università di Kobe
Per ridurre i falsi negativi, l’Università di Kobe ha sviluppato un protocollo di screening in più fasi. Questo include sia il test di glicemia casuale che il più sensibile test di provocazione al glucosio, che richiede l’assunzione di una bevanda zuccherata seguita da un prelievo di sangue. Se i risultati di questo secondo test sono positivi, le donne vengono indirizzate verso il test di tolleranza al glucosio standard, che fornisce una diagnosi definitiva.
Attraverso questo approccio, Tanimura e Tomimoto hanno dimostrato che è possibile aumentare la sensibilità del primo screening senza gravare eccessivamente sulle donne incinte, riducendo il rischio di diagnosi errate e permettendo un intervento tempestivo.
L’Appello agli Operatori Sanitari
Tanimura conclude: “Speriamo che i nostri dati possano contribuire a una revisione delle linee guida per lo screening del GDM. È essenziale che i professionisti sanitari e le donne siano consapevoli delle limitazioni dei test di glicemia casuale e che si promuova l’adozione di metodi più accurati. Solo così potremo proteggere più madri e bambini dalle complicazioni della gravidanza e dal rischio futuro di diabete di tipo II.”
Questo studio rappresenta un passo importante verso una maggiore consapevolezza e un miglioramento delle pratiche cliniche a livello globale.