La perfezione non esiste la dimostrazione non di una certezza ma della realtà l’abbiamo ogni istante della nostra vita dalla semplice osservazione del tutto e del nostro, tranne in un caso. L’unica perfezione esistente nell’universo è data proprio dal fare stare insieme ed evolvere tutte le imperfezioni. Terminato l’incipit ricado dalle nubi e torno a piedi diritti sulle questioni che si intrecciano tra il solido e il liquido. In una fase di crisi di liquidità, di grana che manca e i più non sbancano al botteghino degli incassi si aggiungono ulteriori problematiche degne di considerazione.

Io di liquido non ne ho mai avuto e la coerenza personale è tale da trovarmi con una secchezza, ogni giorno, sia di grana che d’interstiziale. Per liquido interstiziale si intende la soluzione acquosa presente fra le cellule di un tessuto. La principale funzione è quella di mediare gli scambi fra le componenti cellulari dei vasi sanguigni e le cellule di un determinato tessuto.

Le cellule di un tessuto non sono direttamente a contatto con i capillari sanguigni che lo vascolarizzano in modo più o meno abbondante. Gli scambi tra il sangue e le cellule sono mediati dal liquido interstiziale, permettendo quindi il passaggio di elettroliti, sostanze nutritive e di scarto, nonché ormoni. Il liquido interstiziale in eccesso viene drenato dal sistema linfatico; una volta entrato nei capillari linfatici esso prende il nome di linfa e portato ai linfonodi per essere depurato da eventuali batteri. Nel passaggio attraverso i linfonodi si arricchisce di linfociti e anticorpi, formando un liquido più denso che verrà infine reimmesso nel circolo sanguigno attraverso la vena cava superiore.

Il preambolo ampio sul liquido interstiziale è dovuto ha un motivo molto semplice: è il fondamento, la miniera dove attinge lo scavatore glicemico meglio conosciuto col nome di sensore, o all’antica: Holter glicemico. Mai come negli ultimi tempi è diventato un motivo dominante negli spazi di discussione evoluti l’elemento del controllo continuo della glicemia come processo “sine qua non” per avere un diabete giusto, controllato e allontanare le temibili complicanze.

Vero il controllo continuo della glicemia, utopia d’un tempo e realtà concretizzata in parte oggi, rappresenta un punto chiave per avviare il miglioramento del compenso del diabete.

Ma questo va bene a tutti i diabetici?

La domanda per quel che mi riguarda resta senza risposta, solo una riflessione desidero mettere in evidenza: quando un diabetico decide di voler passare al controllo continuo della glicemia, o glielo propongono, andrebbero verificati diversi elementi, il primo dei quali la presenza di problemi nel tessuto epidermico tali da rendere difficile la conduzione della corrente elettrica del sensore (Isig).

E dopo averne parlato per molto tempo del Libre di Abbott in questi giorni lo proverò pure io, ora che sarà reso disponibile e distribuito ufficialmente in tutto il territorio dell’Unione Europea. La ragione per testarlo è dovuta a quanto detto in precedenza: avendo un tessuto epidermico spesso e secco, con aree difficili da essere captate dal segnale elettrico del sensore, voglio proprio vedere se il Libre “prende” o meno, un test tecnologico rilevante sotto il profilo biomedicale, anche per vedere il grado di affidabilità della glicemia in presenza di svarioni nei valori registrati, cosa di cui sono buon portatore da sempre.

Pertanto restate sintonizzati su questo canale per sapere come e dove va a parare la faccenda.