Reprint per riflettere e fare ammenda mi si consenta: Odio le diete. È il paradossale Leitmotiv dello scopritore della dieta mediterranea, nonché inventore di questa fortunata definizione. Perché la vera ricetta di Ancel Keys era semplicemente e saggiamente quella di mangiare di tutto un po’. Per non privare mai l’organismo dei molteplici nutrienti di cui ha bisogno. La sua filosofia della nutrizione, nel best seller del 1975, diventa di fatto un’antropologia del corpo e delle mentalità: Nella storia umana l’idea che esistano cibi buoni e cibi cattivi deve essere nata non appena c’è stata un po’ di abbondanza e sono diventate possibili delle scelte.
Le prescrizioni dietologiche sono presenti nei trattati di medicina più antichi, soprattutto sotto forma di divieti per tutelare il malato. I testi sacri delle grandi religioni impongono molti diktat all’alimentazione, per cui il vero credente non deve mangiare questo o quello. Gli ebrei e i musulmani si astengono dal maiale. Gli indù dal vitello. Fino a non molto tempo fa i cattolici non mangiavano carne di venerdì. I membri di molte sette religiose non possono mangiare nessun tipo di carne. La maggior parte delle religioni impongono lunghi periodi di digiuno o perlomeno significative restrizioni. La credenza di fondo in tutti i casi è che il praticante attraverso il sacrificio personale dimostra la sua devozione alla divinità, ma spesso vi è anche un’altra ragione di ordine salutare. Si crede infatti che queste pratiche siano positive per la salute. Per lungo tempo i comandamenti alimentari imposti dalle religioni sono stati applicati senza che venissero in alcun modo messi in discussione, poiché sarebbe stato un atto blasfemo. Oggi invece quella fiducia cieca viene spesso riposta nelle diete più bizzarre, e il numero dei seguaci è tanto più grande quanto più promettono risultati straordinari. Bellezza, salute, forza, giovinezza [Keys e Keys 1975, 42-43].
I tabù religiosi dismettono le loro ragioni confessionali per assumere nuove motivazioni simboliche. Dettate dalla religione della salute da un lato o dalle mode dietologiche che proprio in quegli anni si globalizzano: Tutti siamo letteralmente a dieta. Quel che mangiate abitualmente è di fatto la vostra dieta. Ma essendoci così tante persone che modificano radicalmente le loro consuetudini alimentari o, più semplicemente, che ne parlano ossessivamente, si è arrivati al punto di ritenere che la dieta sia un modo di mangiare innaturale. Uno stile di vita fatto di restrizioni che riguardano il tipo di alimenti o le loro quantità. Spesso entrambe le cose. Così un cambiamento di regime diventa «mettersi a dieta» e l’interessato diventa una povera anima dannata, che non può più assecondare l’appetito, seguire il proprio gusto e nemmeno decidere che cosa gli va di mangiare. La maggior parte delle persone oggi vuole semplicemente perdere peso. E solo in un secondo momento pensa al cibo come a un mezzo per migliorare la propria condizione di salute.