Default Featured Image

Cover of "Superman - The Movie"

Il nuovo diabetico che avanza rappresenta sempre una sfida da cogliere nella sua essenza vitale, e l’evoluzione umana all’interno delle varie fasi della propria maturazione ne è la evidente dimostrazione, l’esempio per eccellenza? Il passaggio dall’adolescenza alla età adulta, momento delicato e importante in generale e con il diabete 1 ancor più in particolare. Senza stare a far discorsi sui massimi sistemi parto proprio ripercorrendo quel momento ancora una volta narrando di me, con una lettura del periodo tra il 1978 e il 1981 corrispondente ai mie diciassette, vent’anni d’età. Ricordo di quel frangente tre momenti chiave che contribuirono a farmi perdere la pazienza e smettere controllare il diabete ed effettuare le visite mediche per un lungo periodo di tempo. La prima crepa era dovuto al controllo domestico della glicemia: allora per farlo cerano le strisce reattive dal sangue capillare dell’AMES, dopo aver depositato sulla striscia la goccia e aspettare cinque minuti dal colore confrontato sulla scala colorimetrica si capiva come, all’incirca, andava la glicemia. Ma piccolo particolare: io ero e sono daltonico, quindi tutte le volte chiedevo a mamma come andavo. Poi arrivò il primo glucometro, marcato johnson & johnson, il quale una volta applicato il sangue impiegava trenta minuti a dare il risultato! Ricordo una volta, dopo tanto tempo nell’attesa, l’aggeggio rilasciare il codice di campione insufficiente e mi girarono talmente gli zebedei da non riprovarci più a fare il controllo. Poi nel 1980 con il primo microinfusore l’altra memorabile esperienza di un congegno oltreché ingombrante da portare non certamente adatto per un giovane, dal dover portare sempre impiantato addosso un ago che occludeva la primitiva infusione a un cerotto adatto a depilazione brutale. E poi via i giramenti centrifugati di ammennicoli con gli alti e bassi senza via d’uscita della glicemia. Infine la goccia che fece concludere la mia eroica esperienza adolescenziale di controllo del diabete (nonostante fossi seguito direttamente dal prof. Vannini allora primario della diabetologia): nel 1981 durante un ricovero per cercare di compensare la glicemia, dentro a uno stanzone da otto letti, mi trovavo in compagnia di tre diabetici tipo 2, di cui un siciliano con le ulcere al piede, un libico con entrambe le gambe amputate e per finire un siriano quasi cieco.

Ho fatto tutto questo rendez vou poiché leggendo le ricerche diffuse e sparse sul pianeta circa i problemi della transizione dalla pediatria agli adulti per gli adolescenti sembra che nulla sia cambiato a tanti anni di distanza. Ma così non è almeno grazie a quanto appreso a Bologna nel corso della 3a Conferenza delle Associazioni Diabetiche organizzata da Diabete Italia lo scorso 11 e 12 maggio, dal progetto realizzato da Simona Maria Cigolini, mamma di una bimba diabetica tipo 1 di 10 anni, medico e dell’Associazione Aiuto Giovani Diabetici Onlus di Varese, denominato – Diabete insieme da zero a cent’anni, o più carinamente rinominato “Caronte”. All’interno della diabetologia varesina hanno creato un ambulatorio ponte composto da: pediatri diabetologi, diabetologi dell’adulto, consulenti specialisti come: oculista, neurologo, cardiologo, psicologo, dietista, infermieri professionali, educatore, associazione. Il predetto progetto nasce proprio dall’esigenza di creare un unico centro diabetologico completo che tratti il diabete di tipo 1 nel bambino e nell’adulto al fine di prevenire le complicanze e i relativi costi. Utilizzo dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali.Valutazione dei fattori di rischio cardio-vascolare, della retinopatia diabetica, della nefropatia diabetica, del piede diabetico. Corsi collettivi (ad es. di conteggio dei carboidrati) e colloqui individuali con la dietista ed educazione sanitaria. Utilizzo di nuove tecnologie, del microinfusore, dell’holter glicemico. Supporto psicologico mediante corsi di auto-aiuto e incontri individuali. Attività educazionale individuale e di gruppo mediante incontri e campi scuola.

Da Varese con amore per i diabetici attraverso una autentica attenzione nelle fasi delicate di crescita con la malattia, in particolare per quanti hanno un esordio nella fanciullezza e porteranno la patologia con sé per tutta la vita, fintanto non si troverà la cura remissiva della stessa. Grande Simona.