Setacciando tra le tante ricerche e studi pubblicati e presenti tra gli atti del Congresso ESDA svoltosi la settimana scorsa, di cui la quasi totalità riguarda il diabete tipo 2, ho ritrovato un’indagine confermativa di dati relativi all’insorgere di complicanze connesse al mancato o carente controllo fella glicemia per molto tempo nei diabetici di tipo 1 e di conseguenza i rischi d’aumento della mortalità ad essa correlate. Esempio dalla Scozia emerge come le strategie implementate nei paesi ricchi per migliorare il controllo della glicemia nelle persone con diabete di tipo 1, e così ridurre le complicanze, come ad esempio: attacchi di cuore, ictus, e morte precoce, sono ai massimi livelli, ma c’è molto bisogno di un ulteriore miglioramento al riguardo. Tramite l’utilizzo di informazioni provenienti da banche dati nazionali e rappresentativo di oltre 20 000 pazienti dal 2005 al 2008, i ricercatori scozzesi guidati da Helen Colhoun presso l’Università di Dundee, ha trovato che le persone con diabete di tipo 1 hanno da 2 a 3 volte il rischio di attacchi cardiaci, ictus, o morte prematura rispetto alla restante popolazione e che questo aumento è maggiore nelle donne che negli uomini.
Gli autori hanno trovato che nei pazienti con diabete di tipo 1, il rischio (probabilità) di avere un evento cardiovascolare (infarto o ictus), per la prima volta è stato del 2,5 più alto negli uomini e 3.2 nelle donne, rispetto alla popolazione generale scozzese. Inoltre, nei soggetti con diabete di tipo 1, la morte per qualsiasi causa ammonta a 2,6 più alto negli uomini e 2,7 maggiore nelle donne rispetto alla popolazione generale scozzese. Gli studiosi hanno anche trovato un alto numero di morti per coma nelle persone più giovani con diabete (causato da concentrazioni estremamente elevate o basse dei livelli di zucchero nel sangue). Preoccupante per i ricercatori aver anche scoperto che la maggior parte dei pazienti in questo set di dati scozzese era scarsamente controllato nei livelli della glicemia, con solo il 13% avente una glicata con valori accettabili! E per concludere la “critica panoramica” è venuto fuori che i diabetici di tipo 1 in kilt hanno lo stessa percentuale di fumatori e sovrappeso presenti nel resto della popolazione. Per concludere: una schifezza se paragonato ai dati dei diabetici di tipo 1 in Italia, dove a pari valore di bacino di riferimento il 60% ha una glicata accettabile o a norma, e per quanto riguarda peso, fumo, alcol le percentuali sono inferiori al 10%. Così come i tassi di insorgenza delle complicanze cardiovascolari e decessi a loro causa sono notevolmente migliori ovvero 1,2 per gli uomini e 1,4 per le donne rispetto al totale della popolazione. Non si possono dare elementi certi circa il perché di questo divario nei fattori di rischio, ma a mio avviso l’ambiente, lo stile di vita e alimentare senz’altro più sano e equilibrato, come il clima concorrono a fare la differenza. Il nostro paese per quanto riguarda il diabete di tipo 1 si conferma come un dei luoghi nel pianeta dove la tenuta su scala dei controlli e la spalmatura sul territorio dei servizi e presidi sanitari, medici, è ancora tra i migliori e anche questi fatti contribuscono a rendere migliore il quadro d’insieme, diciamolo ogni tanto per non vedere sempre e solo nero davanti a noi. Pertanto facendo un filo di nazionalismo posso dire: W l’Italia!