Raccontami un segno di speranza non racchiuso in un piatto di paranza: anche se è ho bisogno di sostanza non è della pietanza o pietà di cui vado cercando risposta dentro alle anse intestinali e tra le isole disperse di Langerhans con un transfer preimpianto di un trapianto: almeno quello può attendere tra i germogli di soia e ogni altra gioia di una primavera alle porte senza darlo ad intendere , con temperature spoglie di un grano prossimo ad arrivare maturo.
In fondo a un percorso argilloso io mi poso senza remore e timori di restarvi sepolto: d’altronde se verrò risucchiato dalla terra, la stessa tra tre miliardi di anno vedrà la sua fine lasciando ogni particella libera di sostare e andarsene nell’infinito quindi al momento spengo i riflettori sulle problematiche teologiche, ideologiche, economiche e sociali per mantenermi ritagliato sulle tematiche salutistiche e diabetologiche in particolare.
E proprio venendo al pezzo forte di questo spazio navigante nella rete: il diabete, voglio intrattenervi sul tema delle cento pistole. Il diabete come valore econometrico e sociale che cos’è? Una malattia? Un peso sul groppone collettivo? Un ibrido statico la cui forma deforme stroppia e “come una carta sporca” a nessuno gliene importa?
Lasciamo stare diabete tipo 1, tipo 2, tipo 0 , tipo diesel, tipo a metano, che tipo? Oggi ci sono umanamente e collettivamente parlando tre soli tipi di diabete: il tipo “cute”, ovvero carino commovente e in quanto tale prende i piccini e ragazzi; poi ci sta quello bello e bullo, atletico il quale raccoglie i giovani adulti dotati d’impeto e intrepido pensiero, azione a dire il vero. E infine il tipo “cut” ovvero lo taglio, riduco, gli do un colpo secco: all’interno di questo raggruppamento di diabetici ci stanno gli over 50, meglio, ancor di più gli oltre 65 e avanti con gli anni. In tale novero tutti compresi senza tipologie cliniche (uno o due e tre non importa).
Un esempio pratico lo si sta ricavando da un punto cardine nella vita del diabetico di tipo 1, quello per intenderci che non produce insulina e per vivere deve iniettarla più volte al dì assieme ai contestuali controlli dei livelli di glucosio presenti nel sangue. Oggi grazie a gare selettive per la fornitura del materiale di autocontrollo glicemico domestico, gli apparecchi rilasciati sono circoscritti ad ambiti ristretti e, ad esempio, se un adulto con microinfusore volesse usare un glucometro abbinato alla pompa non potrebbe farlo poiché tale congegno è dato solo ai diabetici tipo 1 di fascia pediatrica.
Invece di fare il conto della serva su questo o quell’apparecchio basterebbe controllare ad ogni visita del diabete se uno utilizza il quantitativo di strisce date in dotazione e se no va a comprarsele pagandole di tasca propria. Occorre dare un senso alla parola e valore responsabilità e ancor più recuperare l’efficienza di spesa senza tagliare la gamba sana ma colpendo dove è necessario.