Davanti agli occhi ti esce il post di una madre che parla dell’esordio per la seconda volta, dell’altro figlio… E li che riaffiorano i ricordi. Un altro esordio. Quello di mia sorella. Eravamo a casa dalla nonna. Dopo giorni che si sente “strana” un po come per scherzo, si misura la glicemia con il mio glucometro. 283…Un numero che cambia tutto. La sua vita, la mia, di tutti. Una bastava, due eravamo troppi. E pensare che in giro si diceva che due casi in una famiglia è una cosa rarissima. E forse è vero. Però non per noi. Non era solo una. Da quel momento eravamo in due. Incredulità. Com’è possibile? Ma la domanda peggiore: perché a noi? O forse di più mi chiedevo: perché a lei? Un dolore straziante. Come se la stessa ferita si aprisse per la seconda volta. Solo che questa volta faceva ancora più male. Perché su te stessa anche se non lo volevi potevi sopportarlo, su di lei no. E li l’odio verso il diabete cresce ancora di più. Era come se avessi una guerra da lottare contro di lui. E non ti rendevi conto che più andavi avanti è più ti facevi solo del male. E intanto gli anni passano. E passa di tutto. Ci siamo noi che all’inizio non riuscivamo a capirci, ci sembrava che il diabete di una era una malattia diversa da quello dell’altra. E non sapevamo che cambia come reagisce l’organismo di una dall’altra. O che lei faceva molto meno (a volte anche niente) insulina perché in quei tempi era ancora in “luna di miele”. E poi ci siamo ancora noi due, lei in Italia che cerca di fare meno misurazioni della glicemia, in modo da mandarli a me in Albania (visto che non potevo “procurarmeli” da sola). E poi ci siamo ancora noi due che in una settimana di marzo, lei mi insegna la conta dei carboidrati, quando in Albania neanche i medici sapevano cos’era…E poi siamo noi due in Italia, in città diverse, ma lo stesso vicine. La “concorrenza” di chi avrebbe avuto la glicemia migliore. Le cazziate quando qualcuna faceva qualcosa che non doveva. Lo “scambio” di materiale quando qualcuna rimaneva senza o se lo dimenticava a casa…E passa di tutto. E così che, molti anni dopo l’esordio di lei, sono riuscita a vedere il “lato positivo” di questa situazione. Se non ci fosse stato il diabete, io e lei forse non avremo avuto questo rapporto che abbiamo oggi. Poi, chi è così fortunato come me ad avere qualcuno che lo può capire per davvero? Perché anche se molti dicono che capiscono, non è vero visto che non l’hanno provato sulla loro pelle. Invece lei sa cosa si prova, lei mi capisce veramente. Perché lei è dolce come me…