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newsSolo una Asl su tre rinuncia all’arma della comunicazione per fare prevenzione, ma il messaggio quasi mai viaggia sul web e nel 44,8 per cento dei casi non ci si rivolge a un target specifico di pubblico, rischiando cosi’ di perdere efficacia. In 9 casi su 10 preferito il tono informativo all'”appello alla paura”. Questi, in estrema sintesi, i risultati dell’analisi del Laboratorio FIASO “Comunicazione e promozione della salute”, condotta con la collaborazione del Coris dell’Universita’ La Sapienza di Roma e presentata oggi a Milano. Alla ricerca hanno partecipato 16 Aziende sanitarie. Complessivamente solo il 33,3 per cento delle Aziende non ha avviato una qualche campagna di comunicazione per la prevenzione. Ma il rapporto si inverte quando si guarda al Centro-Sud, dove solo una su tre ha portato a termine qualche iniziativa su questo campo. Il tema più gettonato della campagne Asl e’ l’alimentazione, sul quale si sono cimentate il 33,9 per cento delle Aziende sanitarie. Hiv, alcol, fumo e attivita’ fisica si attestano ciascuna intorno al 1 per cento, raggiungendo complessivamente il 57 per cento delle Asl che hanno avviato campagne sui temi. Analizzando gli stili comunicativi adottati emerge invece con forza che con il 53 per cento dei messaggi veicolati e’ quello “informativo” a essere maggiormente adottato dalle Aziende. “L’appello alla paura”, in grado di generare anche effetti boomerang tra il pubblico, e’ invece presente solo nel 12,6 per cento dei messaggi, mentre in percentuali ancora minori sono presenti lo stile paternalistico e rassicurante. Riguardo gli strumenti utilizzati il 59 per cento delle Aziende resta sul tradizionale, privilegiando la carta al web, utilizzato insieme ai video solo nel 6 per cento dei casi. Le locandine la fanno da padrona nel 30 per cento dei casi mentre sotto la voce “altro”, dove si collocano il 35 per cento delle Aziende, rientrano parecchi altri strumenti cartacei, come questionari, volantini, pubblicazioni varie.