Le date servono a tanti elementi, a ricordare in primo luogo di fare cose, appuntamenti, scadenze e molto altro ancora. Ricordare nel bene o male un parola ricorrente nella vita di ciascuno di noi. Un momento anche uno solo da ricordare c’è sempre e quell’attimo rimane incarnato nella memoria per tutta la vita. E il diabete, la versione uno, ne offre di occasioni da ricordare, tante, alcune restano riservate al vissuto personale, altre invece possono diventare patrimonio di tutti, dipende da come si evolvono i tempi e i passi che si va a compiere.
Dentro a ogni momento vissuto ci sta un preciso significato: dal momento del rifiuto a quello della consapevolezza passando alla fase dell’accettazione dello stato in cui ci troviamo solitamente sono questi i tre stadi che contraddistinguono l’ingresso del diabete nella vita. Tra le mie date da ricordare oggi ne ricorre una particolare che non posso trascurare dalle pagine del blog: si tratta del quinto anno di vita con il microinfusore nell’evo moderno, sì perché non è la mia prima volta bensì la seconda a distanza di poco più di trent’anni; la precedente, come ricordato in altre occasione cadeva nel 1979 e in quel frangente storico ebbi l’onore e onere di utilizzare il primo microinfusore d’insulina messo in circolazione, un prototipo di apparecchio dalle dimensioni macro rispetto alle attuali, ovvero 15 cm di larghezza, 8 cm di altezza e 2,5 cm di profondità. Allora l’ago impiegato non andava tanto per il sottile e infatti le tracce lasciate sulla pelle sono ancora presenti oggi nell’area addominale in particolare. Il congegno andava a due marce d’infusione, un poco come i motocicli dell’epoca, una base costante ad una unità all’ora e la seconda per il pasto che si otteneva tenendo spinto l’apposito tasto e si guarda la siringa per quante unità andava avanti poi si arrestava la pigiatura del bottone. La strumentazione la portai per circa sei mesi e nonostante avessi compreso le sue importanti funzionalità per un futuro ottimale raggiungimento della buona compensazione glicemica, in quella fase la sua portabilità era a me indigesta, e dovettero passare ancora diversi anni prima che ci fosse una significativa evoluzione tecnologica e di miniaturizzazione dell’apparecchiatura.
E fu così che dopo tanti decenni decisi di vivere l’evo moderno del microinfusore: a cinque anni di distanza posso affermare di essere molto soddisfatto della scelta. Come in tutte le situazioni all’inizio c’è da imparare e prendere dimestichezza con le funzionalità e strategie d’utilizzo, ma anche le astuzie per ottenere il meglio e portare a casa l’obiettivo finale: una glicemia stabile, una glicata ottimale, una alimentazione completa ed equilibrata, ipoglicemie contenute.
Ecco celebrando il giorno del microinfusore e concludendo la panoramica dell’evento sento di affermare ancora una volta come decidere di passare a questa modalità di gestione del diabete va presa con maturità e consapevolezza, non è una tecnologia per tutti i diabetici di tipo 1. Coloro che rispondono bene alla somministrazione dell’insulina con penna o siringa in multi iniettiva non hanno ragione di optare al micro. E per quanti seppur si trovano nelle condizioni di avere un diabete instabile, scompensato con ipoglicemie frequenti; quindi rientranti nella fascia di priorità per l’utilizzo del mezzo, ma non hanno una capacità di controllo e autocontrollo adeguata e una buon stato motivazionale, anche per costoro si preclude la possibilità di utilizzare lo strumento in primo luogo perché non si otterrebbero effettivi miglioramenti del diabete, anzi con il pericolo di vederlo deteriorare ulteriormente.