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E vuoi o non vuoi, arrivano quei momenti che fai i conti. E li non puoi scappare. Per un motivo o altro ci dobbiamo passare. Come se fosse d’obbligo passare da li. Come se quello in un certo senso ci serve per farci coscienti di tutto. O per fare pace con quello che fino a ieri ci faceva male. O semplicemente così, senza un motivo vero e proprio, ci dobbiamo passare perché fa parte del nostro percorso. Così che siamo qui. Alla soglia di 18 anni. Eh si caro Mr.D., diventi maggiorenne pure tu. E le parole non ci sono. Ed è strano per una che, anche se non li diceva, riusciva ad averle le parole, ad averle per lo meno nero sul bianco. Invece adesso no. Forse perché ne hai già dette tante, troppo. Ma non sarà mai abbastanza. E questo l’hai capito quando parlare di te, del diabete, aiutava anche qualcun’altro e il suo diabete. Ma aiutava soprattutto te, soprattutto sembrava ad aiutare quella bambina/adolescente che ai tempi nessuno ha voluto/potuto aiutare. E così piano piano hai imparato ad andare avanti. Ed è a questo che voglio dedicare questo post. A quella bambina di una volta. Quella che senza capire si è trovato con la vita sottosopra. Quella che voleva solo quella bambola che non si poteva permettere. La stessa che doveva essere grande essendo solo una bambina. Quella che avrebbe voluto non essere vista come “un alieno”, ma solo per quello che era, una bambina. A quella adolescente matta. Quella che ti ha spaventato per anni per i suoi pensieri e azioni. Quella che sperava in un miracolo che non vedeva arrivare mai. La stessa che però ha fatto la vera guerra. Quella che al posto della morte, con coraggio ha scelto la vita, anche quando la vita non li aveva dato niente. Quella che ha preferito andare lontana da quella realtà che per anni lo faceva male. La stessa che però ha capito che si può scappare dai posti e dalla persone, ma mai da quello che hai dentro. E infatti lo capiva tutte le volte che ci tornava in quella realtà anche se per poco e ci stava male. Quella che ha ” scelto” che era ora a dire basta a questa cosa. E che quest’anno, invece di vedere cosa li ha preso quella realtà, ha voluto pensare che tutto sommato quello non era più la sua realtà, lei aveva la sua vita da un’altra parte. Inutile continuare a stare male per qualcosa che non c’era più. Il passato doveva stare dov’era il suo posto, nel passato. E cos’è successo per cambiare davvero? Beh, forse perché nella tua mente hai cominciato a vedere quest’anno come l’anno dei cambiamenti. Un po per il modo di com’è cominciato, quando per la prima volta hai scelto di fare qualcosa pensando solo a te, a quello che tu volevi davvero. Un po anche perché quest’anno comprende due date importanti, 18 anni di diabete, 25 di vita (un quarto secolo come direi io). E niente. A volte basta niente per ricominciare. Questo post glielo dedico anche alla persona, donna di adesso. Quella che è riuscita andare avanti anche quando il mondo li cadeva addosso. Quella che ha fatto della sua indipendenza l’ancora di salvezza. Quella che indipendentemente tutto continua a mettersi in gioco, perché sa che i veri confini sono nella mente. Quella che anni dopo ha capito che quel famoso miracolo c’è stato, che il miracolo era lei. Perché il vero miracolo è questo, andare avanti anche quando non c’è la fai più, anche quando non credi di farcela. Questo post glielo dedico a lei, a tutti, ma soprattutto a me. Che dovrei essere orgogliosa della persona che sono diventata. Perché non tutti c’è la fanno. Io invece si. Vado avanti. Eh si, dovrei essere orgogliosa di me. Perché non faccio solo quello che dovrei fare. Faccio di più. Lotto. Vado avanti.

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