Sentieri e pensieri sembrano di ieri ma sono fissi come i pali della luce ai bordi della periferia dell’essere umano e fanno argine alle strane consapevolezze che emergono come punte acuminate tra il selciato del condominio, l’aperta campagna e il padiglione auricolare incerumato: peccato tocca mettere gli auricolari per concentrarmi e proiettare i caratteri, i font, dalla tastiera allo schermo.
Ora che sto a metà del guado ma comunque sparato verso i 60. Io nato all’inizio degli anni 60 (1961) guardo a ritroso le epiche imprese compiute a fine anni 70 e nel decennio successivo, i favolosi 80. Gli del disimpegno, dei paninari e cazzi vari, edonismo reganiano emiliano e romagnolo. Esagerare in crescendo, spendendo all’estremo e in tutti i sensi, direzioni. Tra i miei record? Uno particolare: un pranzo degli invalidi civili di Bologna composto da 3 portate di antipasti, 4 primi piatti e due o tre secondi, più dessert. Beh debbo dire che riuscii a portare a termine questa eroica imprese. Il segreto? Semplice: tra settimana pasti monacali pronto ad affondare la prestazione oligoalimentare senza quasi colpo ferire.
Esagerazioni? Certo. Ma episodiche. E per far che? Per prendere la misura del salto e capire se arrivo sull’altra sponda o finisco nel vuoto. Accumulare esperienze, passi giusti e sbagliati serve eccome, serve a crescere conoscere e migliorare. Invece e deleterio e negativo farlo per giocare con la vita, nostra e quella altrui.
Quindi esagerate, ma senza farne una tela, poiché tutto ha un tempo esclusivamente individuale ed è proprio il limite naturale a porci un fermo, anche se per darci una spinta motivazionale con l’obbiettivo di superare ostacoli e difficoltà diciamo, esclamiamo e urliamo: no limiti.
Tra il vero e il falso ripercorro le immagini che immortalano tanti giovani adulti diabetici tipo 1 alle prese con imprese varie, sia fisiche che gastronomiche, e vi sembrerà scontato, superfluo affermare come tutte queste occasioni sono prove per superare paure e tabù, miti e leggende attorno e dentro questa malattia la quale non lede l’autonomia del singolo, anzi.
Ci tengo a ribadire, ripetere concetti come questi proprio verso chi, diabetici e non, è restio timoroso al cospetto delle difficoltà. Senza forza e coraggio non si esce dalla gabbia formata da pensieri ripetuti e legami, nodi raggomitolati e inestricabili.
È vero, quando ami veramente tutto il resto non conta, quando è amore, chiunque altro avrai vicino nella vita non cambierà quello che senti. Quanto siamo stupidi a volte, incontriamo la persona che ci fa sentire e provare emozioni uniche, e la lasciamo andare. A volte per paura di quello che proviamo, a volte per un maledetto orgoglio, a volte semplicemente perché non troviamo il coraggio di vivere ciò che meritiamo!