Una nuova ricerca presentata al meeting annuale 2016 dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD), riunito a Monaco di Baviera, Germania (12-16 settembre) mostra che dare la vitamina D migliora la sensibilità all’insulina nei topi che sono diventati resistenti all’insulina a causa di un alto livello di zucchero e elevato contenuto di grassi nella dieta. La vitamina D riduce anche l’accumulo di grasso nei muscoli (miosteatosi), un altro segno di miglioramento del metabolismo. Lo studio è da Dr Elisa Benetti e colleghi presso l’Università di Torino, Italia.
Studi sull’uomo indicano una forte associazione tra la vitamina carenza di D e il diabete di tipo 2. In particolare, evidenze epidemiologiche dimostrano che un stato povero della vitamina D aumenta il rischio di insulino-resistenza, ma i meccanismi alla base di questo effetto non sono ancora del tutto chiari. Inoltre, una recente descrizione clinica ha riferito che grave carenza di vitamina D è associata a miopatia, suggerendo così una potenziale associazione tra la vitamina D e la funzione muscolare. Lo scopo di questo nuovo studio è stato quello di valutare l’effetto della somministrazione di vitamina D in un modello murino di dieta che porta a insulino-resistenza, concentrandosi sul sistema muscolo scheletrico.
Gli autori concludono: “I nostri dati dimostrano chiaramente che la somministrazione di vitamina D migliora la resistenza all’insulina a causa di una esposizione cronica a una dieta ricca di zuccheri e ad alto contenuto di grassi. La riduzione della miosteatosi può essere ricavata in modo significativo dagli effetti benefici della vitamina D.”.
Essi aggiungono: “sono stati condotti alcuni studi clinici sull’uomo per valutare l’effetto della supplementazione di vitamina D sull’incidenza o la progressione del diabete di tipo 2, ma i risultati non ancora definitivi e conclusivi momentaneamente. Ulteriori indagini sono necessarie per chiarire meglio il ruolo della vitamina D in questo contesto. “