Le narrazioni del malato: un processo arrestato sul nascere, vediamone il perché.
La medicina narrativa è un approccio medico che utilizza le narrazioni delle persone nella pratica clinica, la ricerca e la formazione come un modo per promuoverne la guarigione. Essa si propone di affrontare le dimensioni relazionali e psicologiche che si verificano in tandem con la malattia fisica, con l’intento di trattare i pazienti come esseri umani con storie individuali, piuttosto che puramente basato sui sintomi. In questo modo, la medicina narrativa mira non solo a convalidare l’esperienza del paziente, ma anche per incoraggiare la creatività e auto-riflessione nel medico
Nell’anamnesi clinica tradizionale il malato di cui si narra è un “caso”. L’abitudine a usare questo termine è talmente diffusa che spesso non si tiene conto delle implicazioni in esso contenute.
Colpisce, ad esempio, che il ben noto libro in cui Freud raccoglie le sue osservazioni a proposito di alcuni malati, intitolato in tedesco Krankengeschichten, cioè letteralmente storie di malati, sia intitolato nell’edizione italiana Casi clinici, titolo che falsa completamente il contenuto: i “casi” infatti sono del medico, le “storie” sono del malato; si tratta di due soggetti narranti diversi.
Per quanto in un contesto clinico si sforzi di parlare principalmente della propria malattia, il malato non può evitare di mettersi in scena come persona nella sua totalità: la malattia infatti modifica radicalmente il suo mondo, le sue relazioni, la sua vita. Una malattia importante è una perdita della mappa di destinazione cha ha guidato fin a quel momento la vita della persona; i pazienti devono imparare a “pensare in modo diverso” (Frank 1995).
Quando un paziente racconta la sua malattia racconta in genere anche se stesso: le sue ipotesi causali, le sue aspettative, i suoi timori, le sue convinzioni; spesso vorrebbe a un tempo sapere e non sapere, affidarsi e restare autonomo. Il sentirsi malato modifica profondamente la vita in tutti i suoi aspetti.
In genere quando il paziente va dal medico, perché è preoccupato per i suoi sintomi, ha alle spalle una storia precedente che riguarda sia i suoi pregressi incontri con il sistema sanitario e le idee che se ne è fatto, sia la storia dei suoi disturbi specifici a partire dalla loro comparsa.
La sedimentazione delle cronache si fa storia, ma questa come sempre accade resta polvere ingiallita sulle pagine della memoria cerebrale, perdendosi tra i mutismi necessari portati e determinati in sé dal fattore tempo, elemento castrante del dialogo.