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Certo fare l’uomo ragno con 120 kg di peso addosso non è impresa da tutti, ma anche attaccarsi al tram risulta essere impresa difficile eppure essere un pezzo grosso del nostro tempo rimanendo leggeri è il comandamento del nuovo millennio e la prova costume ormai c’è tutto l’anno: capodanno, carnevale, Halloween ed estate tra mare laghi e montagne con tante risate.

V’era un tempo nell’antico Regno dei Frollini ove il medico del Re: il noto dottor Kitkat, definiva il diabete tipo magro o grasso. Il primo metteva tristezza e il secondo gaiezza. La voce del popolo incuteva timore al gioviale sovrano: basteranno le salsicce e i croissant per tutti in occasione della festa di Dindondan?

Come ogni sera, si riunivano lì sulla riva del laghetto del paese tra rocce e licheni, fiori, rovi e cespugli, una folta schiera di pinguini, sembravano di plastica, quegli strani animali la loro pelle così lucida brillava ancora a quell’ultimo sole venivano avanti, con movimenti lenti e goffi sembravano caricati con una chiavetta come i carillon e si muovevano insieme traballando appena mossi disegnando tutto in bianco e nero sullo sfondo blu sopra quel manto erboso, tra acqua e cielo.

Le favole sono favolose o impietose, grasse o magre come le storie quotidiane riportate a mani basse sui rotocalchi patinati e satinati e ammucchiati nel web.

Chi l’ha detto che è meglio vivere di rimorsi anziché di rimpianti? Veramente è sempre meglio vivere, senza rimorsi, o rimpianti, perché se uno prova un rimorso, vuol dire che ha commesso qualcosa di grave. Se ha rimpianti significa che ha perso qualcosa, o qualcuno, o magari una buona occasione. Le occasioni perdute sono guadagni invece, perché spesso nella nostra testa ci fissiamo con questo tarlo, quando magari sono scampati pericoli. Solo che non lo vogliamo capire.

Macché rimorsi e rimpianti, ma ben venga una vita semplice e serena. Peggio per chi vede in questa serenità noia e monotonia. Peggio per chi non vuole assaporarne il frutto. Abbiamo perso un’occasione? No. Abbiamo solo aperto gli occhi su chi non ci merita. Rimangono i ricordi dei bei momenti che magari ci sono stati, o noi li abbiamo visti così. Comunque e di sicuro non sono né rimorsi, meno che mai rimpianti. Ricordi. Chiamiamoli con il loro nome. Ricordi.

No il tempo non vola, viola e consuma il corpo e l’anima: lo solide certezze si sciolgono come neve al sole e acqua evaporata con il calore, scindendo atomi e schiacciando vertebre dissolte tra frammenti fossilizzati al suolo.

La migliore rappresentazione della vita la offre il deserto tra predoni e predati e trafficanti d’ogni cosa: il tempio vivente dove giace l’umana vanità prigioniera dei miraggi e freddure.

Avrei voluto intrattenervi sulle dinamiche intrinseche al microinfusore, tra pesi e contrappesi, ma essendo caldo e col bisogno di fragranza preferisco colmare un’altra volta la dimenticanza.