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Emergenza Coronavirus in Italia continua, ma adesso la situazione negli ospedali è più tranquilla, il lockdown è finito e non si registrano picchi di ricoveri, soprattutto nelle terapie intensive. Nonostante questo c’è un dato che allarma i medici. “Siamo preoccupati perché le persone rinviano le cure», spiega Pierluigi Marini, presidente di Acoi, l’associazione dei chirurghi ospedalieri a Repubblica. “Avevamo già lanciato l’allarme a inizio giugno, denunciavamo che si erano persi tanti interventi a causa del lockdown ma speravamo che il sistema ripartisse. E invece no”.

In oncologia le cose vanno meglio – prosegue Repubblica – perché si ha a che fare con patologie gravi ma comunque ci sono ancora problemi. Le strutture a viaggiare allo stesso livello degli stessi mesi dell’anno scorso in questa cosiddetta “fase 3” sono il 61%. Significa che quasi il 40% delle sale è ancora sotto utilizzata, il 16% lavora addirittura meno della metà di quanto faceva un tempo. Riguardo all’attività chirurgica per patologie benigne invece è quella che ha ripreso di meno. Circa l’85% delle sale non lavora ancora come prima, alcune (il 7%) addirittura sono proprio ferme. Se è il calo di domanda dei pazienti a pesare maggiormente sui numeri, Acoi ha rilevato anche che c’è ancora una indisponibilità di alcuni ambienti dedicati all’attività chirurgica in circa due terzi delle strutture. La domanda è in calo ma anche l’offerta in certe regioni stenta.

Ma la situazione è analoga anche per tutte le altre patologie, ad esempio il diabetico oggi non riesce a fare la visita oculistica di controllo, come lo scrivente, poi in alcune realtà come Bologna si tagliano i servizi tipo l’assistenza infermieristica per il bambino con diabete a scuola. 

Naturalmente una pandemia tira l’altra ma ci sono pandemie di serie A e altre di serie B come il diabete che, come diceva Aldo Fabrizi, basta magnare e se po’ pure morì….