Due anni fa Roberto Lambertini aveva pubblicato un articolo sul tema:
“Una nuova ricerca pubblicata su Diabetologia (la rivista dell’Associazione europea per lo studio del diabete [EASD]) mostra che la misurazione non invasiva dell’autofluorescenza cutanea (SAF) può predire il rischio futuro di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari (CVD) e mortalità, indipendentemente da altre misure come la misurazione dei livelli di glucosio nel sangue.”
Oggi i ricercatori australiani estendono il percorso al diabete tipo 1: l’autofluorescenza cutanea nelle persone con diabete di tipo 1 e nelle persone senza diabete:, con uno studio trasversale coprente generazioni su otto decenni con prove di invecchiamento accelerato e associazioni con complicanze.
Lo prefissato con questo importante lavoro era di misurare l’autofluorescenza cutanea nei giovani e negli adulti e valutarne la sua relazione con il diabete di tipo 1, le complicanze croniche e il fumo.
In uno studio trasversale (un totale di 383 persone coinvolte) l’autofluorescenza cutanea è stata misurata in 269 persone con diabete di tipo 1 (67 con complicanze vascolari) e 114 persone senza diabete, coprendo otto decenni di età. Sono state valutate le associazioni di autofluorescenza cutanea con dati demografici e fattori di rischio tradizionali.
L’autofluorescenza cutanea è aumentata con l’età nelle persone con diabete: per quelle con complicanze è cresciuta di una media ± se di 0,029 ± 0,003 unità arbitrarie all’anno (r = 0,76) e, per quelle senza complicazioni, è aumentata di 0,028 ± 0,002 unità arbitrarie ( r = 0,77). Questi aumenti erano più alti rispetto alle persone senza diabete, la cui autofluorescenza cutanea aumentava di 0,022 ± 0,002 unità arbitrarie (r = 0,78) all’anno (P = 0,004). L’autofluorescenza cutanea media ± se aggiustata per età era maggiore nelle persone con complicanze del diabete rispetto alle persone senza complicanze del diabete (1,85 ± 0,04 vs 1,66 ± 0,02 unità arbitrarie) e nelle persone senza diabete (1,48 ± 0,03 unità arbitrarie; tutti P <0,0001). L’autofluorescenza cutanea adattata all’età era più alta nei fumatori attuali e negli ex fumatori recenti rispetto ai non fumatori e agli ex fumatori a lungo termine (1,86 ± 0,06 vs 1. 63 ± 0,02 unità arbitrarie; P = 0.0005). L’area di autofluorescenza cutanea sotto la curva caratteristica operativa del ricevitore era 0,89 (95% CI 0,85-0,94) per la retinopatia e 0,56 (95% CI 0,47-0,65) per la nefropatia.
In sintesi: L’autofluorescenza cutanea aumenta con l’età, ma più velocemente nelle persone con diabete, in particolare in quelle con complicazioni e nei fumatori, compatibilmente con l’acceleramento dell’invecchiamento. L’autofluorescenza cutanea facilita lo screening e la previsione delle complicanze. I ricercatori sottolineano come la materia merita ulteriori studi longitudinali.
Pubblicato in Diabetic Medicine il 20 ottobre 2020.