Evoluzioni terapeutiche, progresso tecnologico e avanzamenti nella ricerca non bastano: il diabete non è stato sconfitto. Continua a diffondersi, crescono i i suoi costi sociali ed economici e l’OMS ha preso posizione in merito varando il Diabetes Global Compact. Il programma si propone di ridurre i costi delle cure (farmaci, diagnostici) in tutto il mondo e di sostenere l’innovazione tecnologica, puntando anche a fissare un costo medio globale del diabete.
Forse il problema più grande di questa malattia è il silenzio che sembra avvolgerne quasi tutte le manifestazioni. È una patologia complessa, pretende cure costanti e l’adesione a una serie di regole. E del diabete ci si vergogna ancora. Persiste per esempio lo stigma sociale sul diabetico come un soggetto incapace di autocontrollo.
Affrontare la questione non è facile, ma far finta di nulla non aiuta. L’OMS ci ricorda che il DM colpisce una persona su 11, e non solo nel fisico. Si parla però poco dei problemi psicologici che si legano alla malattia e del bisogno di coinvolgere i malati nei processi decisionali che li riguardano. Nel Compact sono stati invitati a contribuire anche un gruppo di diabetici, provenienti dall’India, dal Libano, da Singapore, dalla Tanzania, dagli USA e dallo Zimbabwe. Apprezzabile ampliamento di una “cabina di regia”, ma è l’eccezione e non la regola in molti contesti dove il parere del paziente non ha peso.
Tra le prove di questa evanescenza è il fatto che in molte cassette di primo soccorso, anche nelle scuole, non si trovano le strisce per il controllo della glicemia né quelle per i chetoni. La voce di chi si lamenta, tra cui anche molti genitori preoccupati, non riesce a perforare la cappa di un mantra silente che avvolge indistintamente persone che si sono ammalate da poco, ma anche altre di più antica diagnosi. Alcuni, per mancanza di stimoli o perché non riescono, smettono di curarsi o si isolano.
Sembra strano sentirsi soli mentre l‘Italian Diabetes Monitoring Report 2021 con Istat, AMD e altri contano in Italia quasi 3 milioni e mezzo di diabetici, il 5,7% della popolazione. Il costo annuo delle cure supera i 10 miliardi di euro, ampiamente destinate all’ospedalizzazione. Evitare le complicanze è dunque importante anche per questioni di spesa pubblica, ma per farlo serve intervenire ancora e ancora, sulla comunicazione, sull’informazione, sull’accettazione e sull’assistenza.
Una diagnosi di DM ha un impatto profondo sulla vita delle persone. La mente e il corpo interagiscono in molti modi e curare l’uno senza l’altra non basta. Una buona assistenza psicologica può evitare l’insorgere di patologie latenti intervenendo sugli stili di vita o intercettarle all’esordio grazie a screening comunitari che superano i dislivelli sociali e permettono di impostare subito un buon rapporto medico-paziente. La psicologia è fondamentale anche per fermare o ridurre le complicanze nei malati cronici, grazie ad un controllo multidisciplinare che sostiene il paziente impegnato a curarsi, a non isolarsi, a cercare di far parte di un progetto condiviso.
Con una migliore comunicazione, infine, gli studi dimostrano il calo dei livelli di stress e di HbAc1, i dati dell’Osservatorio psicologia in cronicità evidenziano anche un considerevole risparmio per i conti pubblici.