L’esposizione precoce a sostanze chimiche ambientali persistenti potrebbe compromettere in modo permanente il microbioma intestinale, con conseguenze a lungo termine sulla salute metabolica. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dalla Penn State, che ha esplorato gli effetti di inquinanti organici persistenti (POP) su topi, rivelando un legame tra l’esposizione a queste sostanze e lo sviluppo di disturbi metabolici come obesità e diabete di tipo 2 in età adulta.

I POP, tra cui il 2,3,7,8-tetraclorodibenzofurano (TCDF), sono sostanze chimiche altamente resistenti alla decomposizione che si accumulano nella catena alimentare, esponendo l’uomo principalmente attraverso il consumo di alimenti ricchi di grassi. Nei bambini, l’esposizione può avvenire anche tramite il latte materno. I ricercatori della Penn State hanno scoperto che, nei topi, un’esposizione precoce al TCDF altera permanentemente la composizione del microbioma intestinale, aumentando il rischio di sviluppare malattie metaboliche in età avanzata.

Il professor Andrew Patterson, uno degli autori principali dello studio, ha sottolineato che i POP sono onnipresenti nell’ambiente, e i loro effetti negativi sulla salute, come difetti alla nascita e cancro, sono ben documentati. Tuttavia, questo studio è il primo a collegare direttamente l’esposizione precoce al TCDF con alterazioni nel microbioma intestinale e con conseguenze metaboliche a lungo termine.

Il team di ricerca ha somministrato ai topi una dose di TCDF per cinque giorni, osservando significative alterazioni nel loro microbioma intestinale e un aumento del peso corporeo e dell’intolleranza al glucosio. Questi risultati indicano che l’esposizione al TCDF durante l’infanzia può avere effetti duraturi, influenzando negativamente la salute anche molto tempo dopo che la sostanza chimica è stata eliminata dal corpo.

Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la diminuzione della presenza del batterio Akkermansia muciniphila, noto per il suo ruolo cruciale nella salute intestinale. Gli scienziati hanno successivamente sperimentato la reintroduzione di questo batterio come probiotico nei topi esposti al TCDF, riuscendo a ripristinare la normale composizione del microbioma intestinale.

Questi risultati aprono nuove strade per future ricerche volte a comprendere come le esposizioni ambientali influenzano il microbioma e come possano essere sviluppate strategie per mitigare questi effetti, potenzialmente attraverso l’uso di probiotici o prebiotici.

L’epidemia di disturbi metabolici, come l’obesità e il diabete di tipo 2, continua a crescere a livello globale. Questo studio suggerisce che la prevenzione potrebbe dover iniziare fin dalla prima infanzia, monitorando e limitando l’esposizione a sostanze chimiche pericolose presenti nell’ambiente.