Ti sei mai accorto che la glicemia suona? Potresti comporre una sinfonia con tutti i controlli fatti nel corso della tua, più o meno, lunga vita con il diabete. Fagioli e numeri contati e carpiti nel palmo di una mano. Ma. Ma diciamo la verità: in cinquant’anni di vita con il diabete tipo 1 ho, hai sempre controllato l’andamento dello zucchero nel sangue. Io no, essendo un diabetico preistorico dall’età dell’esordio della malattia (2 anni) fino ai 16 no, ancora l’autocontrollo domestico non era disponibile totalmente e la sua affidabilità limitata. Poi dai 19 anni fino ai 35 mi ero letteralmente rotto le palle di tutto il disciplinare diabetico, visite ed esami inutili. In soldoni ho cominciato a prendere il controllo costante del compenso glicemico negli ultimi vent’anni.
Il diabete tipo 1 è una malattia che o ti allena o ti aliena.
Quando sei in attesa, nella lunga attesa della chiamata alla visita ti sei mai accorto delle persone? Parlo di quelle che ti passano, stanno accanto mentre tu sei con le cuffie e lo sguardo basso, di quelle che ti chiedono se il posto accanto al tuo è libero e tu rispondi di no perché accanto a te non vuoi nessuno. Ma è strano, in quei momenti preferisci la musica, due cuffie che isolino sia il cuore che la testa, e tu sei a posto, compreso, felice. Quante emozioni dietro alla musica, vero?
E va bene, quanto le cose cambino quando le orecchie sono occupate e funzionano solo gli occhi, strano come si comincino a notare gli sguardi e i sorrisi. È come vedere la vera essenza delle persone, come se stessi guardando le loro anime, dentro, fino in fondo, fino al loro cuore.
Ci hai mai fatto caso a questa cosa? A come ogni gesto cambi significato, a come ogni cosa venga ribaltata? Che grande potere ha la musica, forse molto più di quello che immaginiamo, forse molto più di quello che conosciamo.
Guarda una persona che legge, le vedrai i pensieri aleggiargli accanto e i personaggi sulle spalle; e una che scrive, le parole gli e le leggi in volto, dal modo che ha di inclinare la testa e di sorridere quando il suo scritto prende una piega a cui fino a un secondo prima non aveva pensato.
E chi sorride? Chi parla? Chi cammina? Guardate ognuno, guardatelo dentro.
Cosa vedete?
Bisognerebbe farlo sempre, in ogni momento. Tutti dovremmo avere un paio di cuffie capaci di legarci a ciò che normalmente non riusciremmo a vedere, a ciò che normalmente bypasseremmo per pigrizia o mancanza di tempo.
E sapete perché bisognerebbe farlo? Perché si comincerebbe a capire le persone, cominceremmo a vederle e non solo guardarle.
Per cui, la prossima volta che ti daranno dell’asociale per le tue inseparabili cuffie, rispondi loro che non ti stai isolando, ma che stai cercando di capire le persone, che stai cercando di capire il mondo.
Perché l’attesa crea vita se solo sappiamo coglierla e incubarla dentro noi.