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Sono qui che continuo a fissare i risultati dei analisi. 6.5. Faccio fatica a credere che sia mia. Eh già. Glicata a 6.5. Un sogno per un diabetico. Come se non fossi diabetica. E non la sento neanche mia. Cioè: 3 mesi fa ero a 7.8. Alle spalle 3 mesi di cavolo. Di quelli che non sai neanche come fai ad alzarti al mattino. Di quelli che tu crolli dentro e nessuno se ne rende conto. Di quelli che il diabete è l’ultimo dei tuoi pensieri. Non è che con questo voglio dire che non mi sono curata. Semplicemente non ci sono stata dietro. Ho una iper, ok faccio l’insulina. Ho una ipo, ok prendo lo zucchero. Però finiva li. La testa era altrove. Così che a capire ciao, neanche ci pensavo. E così, basandomi su certi valori, pensavo che la situazione sarebbe peggiorata. Sicuramente anche per un 7.5 avrei fatto festa. Ma 6.5? Beh, supera ogni aspettativa. E mi ha fatto pensare. Mi ha fatto tornare indietro negli anni. A pensare come cambiano le cose. Le priorità. Ma soprattutto io. A volte può servire una vita. A volta un’attimo. Ma il risultato è sempre quello. Sono cambiata. Volendo non volendo. Ed è stato un po così anche la gestione del diabete. All’inizio essendo una bambina era tutto nelle mani dei miei genitori. Che con le poche informazioni che avevano hanno fatto quello che pensavano che era giusto, anche se a volte non si vedevano i risultati. Poi piano piano sono cresciuta e in un certo senso ho cominciato a voler avere il controllo della mia vita, del diabete. A voler capire. Anche se poi non era così veramente. Perché poi il diabete era trasformato in una ossessione. Tutto girava intorno a lui. E per un sacco di tempo neanche mi rendevo conto. E più ci stavo dietro e peggio andavano le cose. E non capivo. Troppe domande senza risposta. Troppe incognite. Ricordo ancora la prima volta dalla psicologa. E la sua frase: come te non c’è nessuno. E questo perché stavo rovinando la mia vita in un modo che pure a lei faceva senso. E le sue parole: “Per te il diabete è tutto. Il tuo ragazzo, fidanzato, compagno, marito, figlio, amico, tutto. E neanche ti rendi conto. Più li corri dietro e più ti allontani dal stare bene. Come se ti tirasse in un vortice di non so cosa.” E niente. Piano piano ho cominciato a lavorare su me stessa. Su quello che ero, che volevo diventare. E piano piano cambi. Il diabete c’è. Ma ci sono anche cose più importanti che meritano di più la mia attenzione. E tra alti e bassi vado avanti. Il diabete c’è, non la puoi ignorare. Neanche a comportarti come se non ci fosse. Però vivi lo stesso. Indipendentemente tutto. Indipendentemente il diabete. Perché è vero che fa parte della mia vita, ma non è la mia vita…