Roma, 16 marzo 2020 – La situazione in cui versa il Paese a seguito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 è drammatica, in particolare oggi in Lombardia, Emila Romagna e Veneto, e domani potrebbe verosimilmente esserlo nelle altre regioni.
La mortalità è altissima nella popolazione molto anziana ormai affidata alle RSA, mentre i posti nelle terapie intensive allargate sono in esaurimento anche per pazienti in età non avanzata.
L’enorme mole di lavoro viene eroicamente sostenuta da un personale sanitario che dopo essere stato per anni sottovalutato, depotenziato e talvolta umiliato, adesso viene invocato come salvatore.
Purtroppo medici, infermieri, ostetriche e tutto il personale che tenta di fronteggiare questo uragano è in condizioni difficilissime: stremato, provato e sull’orlo del collasso nelle aree più colpite.
Si contano già le prime vittime anche nel personale medico, ostetrico e sanitario.
È vitale per tutti che, in questo momento, coloro ai quali è stata affidata la gestione della sanità pubblica mettano in atto immediatamente tutto quanto necessario per sostenere e proteggere le donne e gli uomini che stanno facendo di tutto per salvare quante più vite possibili.
In particolare, il personale ostetrico sta conducendo una estenuante battaglia per proteggere le donne in gravidanza e i loro bambini. I professionisti dell’area materno-infantile già da tempo si sono attrezzati elaborando protocolli di gestione della crisi con triage e percorsi ben definiti ed assistenza alle gravide Covid positive.
Questo lavoro organizzativo di applicazione dei protocolli redatti sulla base delle poche evidenze scientifiche disponibili provenienti prevalentemente dalla Cina, sono oggetto di costanti adattamenti man mano che le osservazioni aumentano.
Si è attivata una rete spontanea di scambio di informazioni scientifiche e organizzative che ha permesso fino ad oggi di mantenere ancora le aree del parto in condizioni migliori rispetto ad altre aree ospedaliere.
Purtroppo il personale ostetrico non è rifornito del materiale di protezione individuale necessario, ed in alcuni punti nascita è ancora segnalata una carenza insostenibile.
Tale insufficienza di materiale ha comportato una esposizione al virus che ha pesantemente colpito ginecologi, ostetriche e personale infermieristico.
Non è il momento delle polemiche ma della solidarietà e della fratellanza.
Ginecologi, ostetriche e personale infermieristico hanno responsabilità enormi che impongono massima attenzione. In un momento di emergenza e forte incertezza scientifica per l’area ostetrico- ginecologica e neonatale, una delle poche certezze è l’importanza dei dispositivi di protezione individuale.
Per questo motivo tutto il mondo ginecologico ed ostetrico rivolge un accorato appello alle istituzioni affinché si faccia tutto quanto possibile a difesa delle sale parto e di chi presta oggi la propria coraggiosa e delicatissima azione.