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Ci sono molti modi in cui confrontarci con la nostra paura. La pratica delle Cinque Rimembranze ci aiuta a coltivare la non-paura. La prima rimembranza è quella di respirare consapevolmente e dire: “Io invecchierò. Inspirando,io so che invecchierò. Espirando, so che non posso sfuggire la vecchiaia”. Abbiamo paura di invecchiare e pensiamo: “La vecchiaia è per le altre persone, io sono ancora giovane. Non voglio pensarci”. Ma la paura rimane. La seconda rimembranza è: “Io morirò. Non posso sfuggire la morte. Inspirando, so che morirò. Espirando, so di non poter sfuggire la morte”. La terza è: “Mi ammalerò. Non posso sfuggire la malattia che accompagna la vecchiaia e la morte”. La quarta è: “Un giorno dovrò lasciare tutto quello che mi è caro oggi e le persone che amo. Dovrò lasciarle andare. Ciò significa che non posso portarle con me quando morirò. Sono venuto a mani vuote e me ne andrò a mani vuote”. La quinta rimembranza è: “Io sono l’unico erede delle mie azioni. Porterò con me soltanto il frutto delle mie azioni”. (…). Raccogliamo quello che abbiamo seminato. Prendiamo con noi solo i risultati delle nostre azioni.

Ci sono realtà dure con cui confrontarsi: la malattia, la vecchiaia, la morte, l’abbandono di chi amiamo e di ciò che abbiamo caro e il fatto che non possiamo portare niente con noi eccetto il frutto delle nostre azioni. Questi sono i fatti nudi e crudi. Questa è la realtà. Intellettualmente lo sappiamo, ma emotivamente non vogliamo pensarci. Il seme della paura è sempre là, in fondo alla nostra coscienza. Il Buddha ha detto: “Lasciate affiorare questi semi”. Esortava i suoi monaci e le sue monache a praticare Le Cinque Rimembranze. Ogni mattina, noi inspiriamo ed espiriamo confrontandoci con la nostra paura. Anche se la paura non affiora, la invitiamo a salire. Pensiamo: “Io morirò. Non posso sfuggire la morte. Buon giorno, paura mia, so che ci sei”. Dopo essere stata invitata, la vostra paura tornerà al suo posto originale. Questa è una buona circolazione per la psiche. Mentre fate questo, la vostra paura fa un bagno nell’oceano della presenza mentale, della consapevolezza. Offrite una piscina alle vostre formazioni interne. Abbracciate le vostre afflizioni per qualche minuto, loro si indeboliscono e poi ritornano nella coscienza deposito.

Se fate così ogni giorno, la vostra paura diminuirà; questa è la prescrizione del Buddha. Ci comportiamo in questo modo non soltanto con la paura, ma anche con qualunque altra afflizione che abbiamo nel profondo della coscienza. Quando nella mente c’è una buona circolazione i nostri sintomi di malattia mentale scompariranno presto.

Da: Thich Nhat Hanh, “Il sentiero. Discorsi di un ritiro di meditazione“ ]

– Thich Nhat Hanh (amazon)