Le esperienze accumulate nel corso dei molti anni passati con il diabete mi hanno condotto alla vita presente e con la consapevolezza di un fattore importante per raggiungere una convivenza discreta nella compagnia della patologia in questione: pazienza e comprensione, mia e di quanti mi sono vicino. Io come essere umano dagli albori e fino ad oggi sono stato sempre timido e schivo di fronte agli esami di qualsiasi genere, tra la fase adolescenziale e fino ai trent’anni ho avuto un rigetto, rifiuto verso i controlli in generale e della glicemia in particolare. La ragione di buona parte di questo mio passato comportamento era dovuta sia alla perdita di fiducia nei confronti delle strategie terapeutiche del diabete, che non portavano a nessun risultato soddisfacente, sia alla inesistente empatia degli operatori sanitari (medici in primo luogo). Tutte le volte che venivo visitato sembravo più un fastidio e non altro.

Ho fatto questa premessa perché proprio di recente ho letto i risultati di un’indagine pubblicata su: journal Academic Medicine
dell’American College of Physicians circa il ruolo importante che ha l’empatia da parte degli operatori sanitari nel poter conseguire un discreto compenso glicemico da parte dei pazienti. Ripercorrendo il corso che va dal passato al presente, riconosco come negli ultimi anni ho si acquisito maggiore fiducia in me stesso, da un lato, ma dall’altro le relazioni con i medici si sono trasformate diventando meno distaccate e superficiale, così da migliorare da parte mia la comprensione dei problemi. Alla fine è il tempo e la maturazione il più delle volte a instillare una maggiore consapevolezza davanti alle difficoltà, così da trovare soluzioni e vie migliori per cambiare rotta e raggiungere una condizione positiva.
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