Una nuova specie di esseri umani sta prendendo piede sempre più nel nostro tempo, sono milioni di persone che, ogni giorno, si bucano il polpastrello e come un antico rito azteco leggono dal sangue il loro futuro a breve in base a quanto zucchero più o meno scorre nel loro sangue, dopo di che instillano in corpo il fluido insulinico per trarre giovamento e poter alimentarsi tranquillamente. Si tratta dell’Homo diabeticus, una variante del sapiens che in particolar modo si distingue per aver sempre attenzione dell’orologio o meridiana e della lettura delle tabelle nutrizionali presenti nell’etichetta dei prodotti alimentari in vendita.  Inoltre ha un’altra grande proprietà: scrive in primo luogo i valori della glicemia, nella prima fase dell’evoluzione soleva farlo vergando il dato sul diario giornaliero poi con il progresso tecnologico oggi usufruisce della scrittura e memorizzazione dei valori in forma digitale elettronica. Ma non è finita qui: di tanto tanto alcuni della specie amano cimentarsi con attività letterarie e artistiche del tipo scrivere racconti, articoli a mezzo stampa ho pubblicati su internet. Un esempio concreto di quanto asserisco è riconducibile alla terza edizione del concorso letterario indetto dalla Federazione Diabete Giovanile e che vedrà consegnare i premi ai vincitori il prossimo 30 novembre presso la sede della Biblioteca del Senato della Repubblica. A tal proposito il mio racconto non è tra quelli vincenti, ma poco importa perché comunque sarà riprodotto nel volume con tutte le opere partecipanti all’evento, e sarà mia cura pubblicare il testo in questione dal prossimo 1 dicembre. Anticipo solo che si tratta di un inedito scritto all’età di 9 anni poi rivisto da me in adolescenza e riesumato casualmente tra le sepolte carte. Un affresco di vita con il diabete di gioventù che, per fortuna, non c’è più.

Dai racconti di vita con il diabete c’è sempre da imparare per tanti buoni motivi: come ciascuno ha affrontato al principio la malattia e ha tratto la forza per superare ostacoli e difficoltà, con quale metodologia ha imparato a gestire le varie fasi richieste per mantenersi controllato e in compenso nella patologia.

Sì perché la comunicazione e il dialogo nell’approccio a una condizione che oggi è tale per tutta la vita diventa una necessità imprescindibile, a cominciare dai contatti sociali e amicizie. E così la prossima settimana la mia partecipazione all’evento della premiazione è ancora una volta l’occasione utile e feconda per saperne di più su le prospettive del diabete e rivedere amici con grande piacere e simpatia.
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