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Io50 primavere con il diabete tipo 1, per forza insulino dipendente e a vita, sinceramente oggi ricordo il momento ufficiale non per spirito di “autocelebrazione”, non vedo il senso francamente per me stesso e la concezione della vita che m’appartiene, circa l’evoluzione mentale e fisica avuta nel corso del tempo con la malattia ho già scritto in qua e la dentro a sto blog e a parte qualche lato curioso penso possa interessare a ben pochi i “favolosi” anni sessanta e quelli a venire. Oggi il modo migliore per affrontare l’argomento nel presente sta nel guardare avanti.

Nell’attesa della messianica e salvifica cura che tutti quanti stiamo aspettando, e in particolar modo i genitori dei piccoli e giovani diabetici, si deve guardare e andare avanti e sul come ritengo necessario fare una riflessione buona per essere consapevoli dell’energia e forza comunque dentro noi, a partire dagli errori base per fare meglio e di più.

Sapete di una cosa ringrazio il diabete, esordito già prima del 2 Maggio 1963 per me nato il 4 settembre 1961: il non avere il sentimento della nostalgia, che rimpianto si può coltivare per essere stato il primo a Bologna e provincia ad aver diagnosticato il diabete in età infantile e veder passare i “migliori anni” della propria vita recluso in ospedale? Ecco guardando appunto avanti e con rinnovato ottimismo prendo spunto da progredire dei tempi con positività e speranza per rompere il muro di silenzio e ignoranza attorno alla diabete 1 ad esordio nell’infanzia e giovinezza. Io e Plinio Ortolani il piccolo bimbo toscano che rischiò di morire per un grave esordio del diabete non diagnosticato con la necessaria prontezza provocandogli danni fisici e invalidanti permanenti, abbiamo avuto lo stesso tipo di inizio ed effetti collaterali. Solitudine e solidarietà sono questi i termini di differenza tra un bambino diabetico dello ieri remoto ed un fanciullo del nostro presente.

Il miglior modo e testimonianza offerta per guardare avanti e vivere il tempo della malattia senza paure e come un limite lo riporto in questo elenco di priorità, rivolto ai genitori di piccini diabetici con gli occhi di chi lo è stato e ricorda bene cosa avrebbe voluto e cosa no:
1. Non restare soli, chiedere aiuto e ancor non aver paura, se questa domina genera mostri da cui si resta vittime senza via di scampo.
2. Ricordatevi che il vostro bambino anche se ha un anno di vita o meno non è stupido e sa bene cosa gli accade dopo la prima volta, quindi trattiamolo con amore sì ma dandogli sicurezza e forza, altrimenti correte il rischio di avere un piccolo figlio sofferente nel corpo e che consola chi soffre nell’animo (il genitore in crisi).
3. Infine non cerchiamo false promesse o maghi impossibili, vediamo di trovare un medico – pediatra che ci sia a livello umano e professionale, all’interno di un percorso di gestione della vita con il diabete fatto su misura.

Come si diceva una volta: propagate il verbo e da un seme sorgerà il raccolto, tante famiglie di bimbi diabetici ho conosciuto in questi ultimi anni belle, forti e positive ecco cosa vuol dire non essere soli e trarre forza da queste realtà autentiche. Infine un’ultima cosa: con il diabete tipo 1 si vive a lungo e bene, si schiatta prima o si campa poco solo se non abbiamo cura di noi e lavoriamo per stare male. Non abbiamo paura a vivere con il diabete, non abbiamo paura a vivere e realizzare i nostri progetti.

“Chi ben comincia con il diabete è a metà dell’opera, per gli altri resta da non perder tempo” (Banting)