Benvenuto luglio, con il bene che ti voglio vedrai finirà, ma intanto a ben vedere all’orizzonte si profilano giornate belle e il sole dell’avvenire sembra promettere cose buone, positive. Nei giorni scorsi siamo stati tutti colpiti dal proliferare di annunci esplosivi dal mondo della ricerca scientifica nella lotta per guarire dal diabete tipo 1, e al momento di andare online l’ultima apparsa riguarda il “vaccino” regressivo e guarente: l’anno prima c’era il probiotico e la lista non si esaurisce qua. L’unica certezza che abbiamo oggi al principio del mese nella cura del diabete, una malattia a lunga conservazione nel tipo 1 se trattata decentemente, è l’insulina somministrata tramite siringa, penna o microinfusore, poi ci sta il trapianto per casi borderline, molto gravi. Ecco detto in estrema sintesi lo stato dell’arte odierno della medicina.
Fatto il doveroso pistolotto iniziale e fermo restando che da parte mia continuerò a “osservare” con estrema cura e attenzione quanto si profila all’orizzonte desidero rimarcare un dato di fatto circa i cicli espostivi della ricerca scientifica.
Allora tutti i ricercatori hanno bisogno di fondi per mandare avanti i loro lavori. Il Congresso Scientifico dell’ADA (American Diabetes Association) appena conclusosi, come il prossimo dell’EASD, l’organizzazione dei diabetologi europei, sono appuntamenti basilari per fare il punto sul progresso nelle ricerche e per raccogliere finanziamenti e investimenti da parte dei maggiori capital gainer e simili per mandare avanti i laboratori e far avanzare gli studi in essere più promettenti in termini di risultato. Infine una delle ragioni per cui ci vuole tanto tempo nel vedere disponibile un farmaco, vaccino e antidoto sta proprio nell’incognita sulle possibili ricadute e controindicazione. Faccio l’esempio dei cosiddetti farmaci biologici anti TNF, sui cui effetti a lungo termine non è ancora chiara la prospettiva, anche per questo ragioni è bene essere cauti per no avere reazioni peggiori del male originario. Insomma per farla in sintesi: cerchiamo di avere un quadro chiaro il più possibile e trasparenza nei percorsi della ricerca e dell’informazione giornalistica.
Poi siccome si va sempre alla ricerca del titolo ad effetto e voilà il risultato. Comunque la cosa che mi consola sta nel continuo uscire di ricerche a tutto tondo: una su mille ce la farà…. Anche se poi scavando nell’archivio delle notizie vai a scoprire come nella maggioranza dei casi sono sempre quelle che girano a cicli, scompaiono e riappaiono.
Giugno è finito e nonostante le diverse peripezie con il sensore glicemico (per quasi tutto il mese) sono riuscito ad ottenere un decoroso andamento nel compenso glicemico, con una media valori pari a 160 mg/dl, poi il tracciato della verità lo avrò con il risultato della prossima glicata.
Detto a sintesi anche la settimana scorsa a braccio il valore intrinseco della media si è mantenuto nei cardini positivi con un valore di 155 mg/dl. Nella prima metà di luglio sarò in vacanza, e ancora una volta, nei limiti del possibili vi terrò aggiornati dal blog sull’evoluzione globale del diabete.
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Pubblico il dispaccio dell’Agenzia Reuters il quale, a differenza di quanto fatto dall’informazione italiana, da una idea chiara sul strombazzato vaccino. E subito lo stesso comunicato diramato dall’Agenzia ANSA, così potete farvi un’idea concreta su come si svilisce il senso fondante della notizia.
(Reuters) – Uno studio in fase preliminare indica come un vaccino sperimentale può essere in grado di domare i bit del sistema immunitario che va in tilt nelle persone con diabete di tipo 1, e questo forse offre la speranza per di un nuovo modo tale ritardare o prevenire la malattia autoimmune.
Per più di quattro decenni, gli scienziati hanno cercato modi diversi di manipolare il sistema immunitario per fermare la distruzione delle cellule che producono insulina che è responsabile del diabete di tipo 1. La malattia colpisce ben 3 milioni di americani.
Alcuni tentativi precedenti avevano soppresso parti indesiderabili del sistema immunitario, lasciando gli individui vulnerabili alle infezioni e cancro. Diverse squadre di ricercatori stanno ora tentando approcci più mirati, nel tentativo di ritardare o invertire il diabete di tipo 1.
Quelli con questa forma di diabete deve attualmente monitorare la loro glicemia e prendere l’insulina più volte al giorno, ma il trattamento è rischioso – può causare coma o la morte, in qualsiasi momento e può portare a malattie cardiache, danni ai nervi, la cecità e l’insufficienza renale oltre tempo.
“Che cosa si vuole veramente fare è domare o disciplinare gli aspetti specifici del sistema immunitario che sono andati male e lasciare il resto del sistema immunitario intatto”, ha detto il dottor Richard Insel, direttore scientifico della JDRF, precedentemente noto come il Juevinile Diabetes Research Foundation.
In ultima fatica, pubblicata mercoledì 26/6/2013 nella rivista Science Translational Medicine, l’equipe della Leiden University Medical Center in Olanda e Stanford University in California hanno testato un vaccino geneticamente modificato a chiudere solo le cellule del sistema immunitario che causano danni, lasciando il resto del il sistema immunitario intatto.
“L’idea è quella di disattivare solo le cellule immunitarie canaglia che stanno attaccando il pancreas e uccidendo le cellule beta che secernono insulina,” ha detto il professore di Stanford Lawrence Steinman, uno degli autori anziani dello studio e co-fondatore di una società chiamata Tolerion recentemente costituita per commercializzare il vaccino.
Lo studio, condotto in 80 persone con diagnosi di diabete di tipo 1 che stavano ricevendo le iniezioni di insulina, è stato progettato per testare la sicurezza del vaccino denominato TOL-3021. Il cosiddetto vaccino di DNA è composto da un piccolo tampone di DNA chiamato plasmide che è geneticamente ingegnerizzato per tamponare la risposta immunitaria all’insulina e conservare cellule che producono insulina beta.
Il vaccino mira ad una proteina precursore nel sangue chiamato proinsulina. “E ‘una complicata serie di tagli e tagli nel DNA che toglie la capacità di stimolare il sistema immunitario”, ha detto Steinman.
“Questo innesca interrompe il processo” ha detto.
Dopo 12 settimane di riprese date una volta alla settimana, i pazienti che hanno ottenuto il vaccino ha mostrato segni che essi hanno contribuito a preservare alcune delle rimanenti cellule produttrici di insulina beta del pancreas senza causare gravi effetti collaterali.
Il vaccino ha anche ridotto il numero di eliminazioni di cellule immunitarie conosciute come T. E i pazienti che hanno ottenuto il vaccino attivo avevano più alti livelli di C-peptide – un residuo di produzione di insulina nel sangue che suggerisce la presenza di altre cellule beta al lavoro.
Steinman ammette che il vaccino è tutt’altro che a uso commerciale, ma lo studio è promettente abbastanza per fare un’applicazione su più grande scala.
“Finora, sembra che tutto stia filando per il verso giusto”, ha detto.
Insel ma è troppo presto per dire di altro circa la promessa del vaccino. “E sembra che ha un certo potenziale, ma molto piccoli numeri”, ha detto.
“Questo è stato fatto inizialmente come sicurezza e studio di dose-finding. Sono stati sorpresi per ottenere questo tipo di risultati,” ha detto.
Stanford ha concesso in licenza diritti sul vaccino per Tolerion con sede in California, che sta progettando uno studio a più in ben 200 pazienti per verificare se il vaccino può rallentare o fermare la progressione della malattia nei pazienti più giovani, prima che faccia troppi danni.
Insel detto che il lavoro è una delle numerose iniziative volte a sviluppare un vaccino per il diabete di tipo 1. Tale vaccino potrebbe aiutare le persone con diabete di tipo 1 attivo a preservare le cellule beta residue, dando loro un migliore controllo della loro malattia e potenzialmente farsi togliere l’insulina.
In definitiva, la speranza è quella di sviluppare un vaccino efficace che potrebbe essere dato alle persone che sono geneticamente predisposti a sviluppare la malattia, ha detto.
(ANSA) Funziona un vaccino contro il diabete giovanile. Si tratta, si spiega su Science Translational Medicine, di un ‘vaccino inverso’: spegne anziche’ accendere la risposta immunitaria. I vaccinati hanno prodotto piu’ insulina riducendo le cellule immunitarie ”cattive” che attaccano il pancreas. Il vaccino, messo a punto presso la Stanford University School of Medicine, e’ stato testato su 80 pazienti dal gruppo di Lawrence Steinman che, in un’intervista all’ANSA ha detto: ”al momento stiamo organizzando un trial clinico piu’ grande su un maggior numero di pazienti dopo aver visto gli ottimi risultati sui primi 80”. Il diabete giovanile e’ una malattia in cui il sistema immunitario del paziente, come ‘impazzito’, attacca e uccide le cellule pancreatiche che producono insulina. Il paziente, quindi, per regolare la propria glicemia, ha bisogno di iniettarsi insulina. I vaccini normalmente servono per stimolare il sistema immunitario ad attaccare il nemico. Ma in questo caso il vaccino ”al contrario” funziona ”uccidendo le cellule immunitarie ‘impazzite’ che attaccano il pancreas”, spiega Steinman.
”L’abbiamo testato su pazienti cui era stata fatta la diagnosi di diabete 1-3 anni prima – precisa – e visto che i soggetti vaccinati producono piu’ insulina. Inoltre nel sangue dei pazienti sono ridotte le cellule immunitarie cattive”.