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Ciascuno faccia la sua parte e si lavori insieme per il bene della causa, ripete un adagio del vivere in armonia tra gli uomini e che dovremmo sempre tenere caro, da conto per i momenti critici della vita nostra, del nostro prossimo. Naturalmente non sempre stanno così le cose e i problemi e ostacoli naturali come umani ci portano a doverci confrontare con delle prove e cercarle di superarle acquisendo esperienza e forza nella vita di tutti i giorni. Non sempre il paradigma regge, funziona.

Detto e scritto in diverse occasioni: il diabete non ammette trascuratezza, noncuranza e ignoranza, così come non accetta fragilità sia a livello personale che familiare poiché sono la base di coltura di ulteriori problemi per una convivenza debole e precaria con la malattia.

Siccome ogni diabetico ha una condizione propria ed esclusiva, chi più ostica agli schemi terapeutici, chi più malleabile e trattabile, il maggiore interesse naturalmente va rivolto verso quanti si trovano nella prima situazione. Il predetto quadro si rifà nello specifico ai diabetici curati con terapia insulinica e con un esordio in fase giovanile della malattia, comunque sia di lungo corso.

Qui nessuno è salvatore della patria, ma ciascuno può fare la sua parte per migliorare di un ciccino le cose, e come sottolineavo poc’anzi l’ignoranza non è ammessa: ignorantia legis non excusat, l’ignoranza della legge non scusa. Ovvero il diabetico, il genitori di un figlio tale e amici o parenti debbono avere tutte le informazioni, formazione ed educazione per trattare al meglio la malattia; così come in primo luogo la struttura sanitaria che lo segue è ha in cura deve farlo. E fin qui ci siamo o almeno così dovrebbe essere.

Ma esiste sempre un elemento di distinzione: ovvero come liberare dal fardello dell’ignoranza gli svantaggiati, chi si trova ad avere manifeste condizioni di ritardo cognitivo e comprensione della natura del problema?

Apro la settimana dei vari post con un tema non da poco lo so bene per primo e ne ricordo la ragione, il motivo: l’ignoranza ha diverse facce. La principale è costituita dalla mancanza di strumenti e conoscenze come capitò a chi scrive, ai miei genitori quando venne diagnosticato (tardivamente) il diabete tipo 1 a cui si dovette aggiungere la carenza di preparazione e il senso di smarrimento davanti e nella malattia, oltre alla mancanza di basi culturali e scolastiche adeguate per affrontare una sfida del genere.

Oggi abbiamo tante possibilità per sapere, comunicare e condividere che situazioni di difficoltà si possono trovare in presenza di condizioni di disagio o esclusione sociale a preesistenti al diabete stesso. Comunque teniamo sempre fisso l’appunto, il post-it, davanti a noi con il motto: ho il diritto di sapere e imparare a curare meglio il mio diabete, sempre.

A proposito prosegue il compenso glicemico nei binari della regolarità con una media pari a 149 mg/dl.