Arriva in Italia, infatti, la prima terapia che agisce sui reni – che funzionano come due “rubinetti del glucosio” nel nostro organismo – permettendo l’eliminazione dello zucchero in eccesso e la riduzione della glicemia. La nuova molecola, Dapagliflozin, e’ considerata la terapia pioniera di una nuova classe di farmaci, i cosiddetti inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio 2 (SGLT2), una proteina responsabile del 90 per cento del riassorbimento del glucosio da parte dei reni.
Sviluppata da AstraZeneca e studiata a partire da una sostanza naturale che si trova nella corteccia degli alberi di mele (la florizina), Dapagliflozin permette una riduzione della glicemia indipendente dall’insulina e con un basso rischio di ipoglicemie. Inoltre, porta ad una significativa perdita di peso fino a 2-3 chilogrammi (soprattutto riduzione della massa grassa) e ad un abbassamento della pressione arteriosa. La molecola rappresenta una soluzione innovativa contro il diabete di tipo 2: una pandemia sanitaria e sociale con cui oggi convivono 5 milioni di italiani e 400 milioni di persone nel mondo. Una cifra che, a causa del diffondersi dell’obesità e della sedentarietà, porterà nel giro di qualche anno a superare il mezzo miliardo di individui – tra diabetici e persone a rischio. La nuova terapia sottolinea per la prima volta il ruolo del rene, fino ad oggi sottovalutato, nel controllo glicemico e nella gestione del diabete di tipo 2. “La nuova terapia – ha spiegato Giorgio Sesti, professore ordinario di Medicina Interna dell’Universita’ degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro e presidente Eletto della Societa’ Italiana di Diabetologia – sfrutta meccanismi fisiologici per abbassare la capacita’ di riassorbimento del glucosio da parte del rene con lo scopo di aumentare la perdita urinaria di glucosio. Infatti, Dapagliflozin riduce il riassorbimento renale del glucosio dalle urine, apre, per cosi’ dire, il ‘rubinetto-rene’ permettendo cosi’ all’organismo di liberarsi dal glucosio in eccesso. E’ una novita’ terapeutica importante che, grazie al suo caratteristico modo d’azione renale, non interferisce con le altre terapie anti-diabete, compresa l’insulina, ma piuttosto si integra con esse nel trattamento di tutte le fasi della malattia”.
La dottoressa J. Zierath componente del Board dell’EASD – Associazione Europea di Studi in Diabetologia ha stigmatizzato come, tale importante nuova molecola nella cura e trattamento del diabete, ha e avrà un ruolo strategico anche per la protezione dei reni dall’insorgenza della nefropatia diabetica, complicanza che incide su entrambi i tipi di diabete, 1 e 2, che se non trattata per tempo può sfociare nella dialisi con tutte le conseguenze e criticità per la qualità della vita e la salute del diabetico, per la quale finora mancavano farmaci e trattamenti idonei a gestirla. Pancreas e reni vanno a braccetto e il laboratori di AstraZeneca hanno fatto veramente centro. I dati espressi nel corso del trial clinico preliminare all’autorizzazione nella distribuzione del nuovo farmaco hanno visto un miglioramento della microalbuminuria del 20%, e questo dato basta a indicare i benefici derivanti dal suo impiego, sia in termini di salute che di costi a carico della servizio sanitario.
Infine AstraZeneca ha dichiarato in un comunicato come questa molecola rappresenta il primo passo di altre innovative e migliorative strategie curative per i diabetici e il miglioramento delle loro vite, frutto degli investimenti importanti fatti per la ricerca in tale ambito. L’impegno premia.