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ricercaIo e il mio diabete ci stiamo dirigendo verso il più importante evento scientifico aperto ai pazienti del 2015 e organizzato da Portale Diabete con i medici e scienziati dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che aprirà i battenti alle ore 14 di oggi 16 maggio 2015, dal titolo: Una vita in più. Una giornata dedicata ai pazienti in occasione dei 30 anni dal primo trapianto al San Raffaele.

Trapianti, ricerca e molto altro ancora, proprio a tale proposito propongo la riflessione scritta da uno dei migliori giornalisti italiani in campo medico, sanitario: Guglielmo Pepe, sfociata in un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica dello scorso 12 maggio 2015.

Sulla sperimentazione continua la «guerra» tra animali sti e larga parte dei ricercatori. Con riflessi in Parlamento, che vuole più severe le direttive europee sull’uso di scimmie, cani e gatti (io aggiungo sorci). Difficile trovare punti di equilibrio. Perché si scontrano due opposti: quello, a volte intollerante, degli animalisti, convinti che bastano i test in vitro; quello dei ricercatori, che spesso accusano di ignoranza il resto del mondo.

Però anche studiosi come il professor Veronesi vogliono dei paletti: «Il DNA degli scimpanzé è uguale per il 99per cento a quello umano. È il motivo per cui il loro utilizzo deve essere particolarmente restrittivo». Un’autorevole conferma che la ricerca sugli animali («partner degli scienziati»?) può essere spietata (ma come lo è mangiarli). Tuttavia è stata utile per migliorare la salute umana. E lo sarà finché i metodi alternativi—che meritano più investimenti—non saranno sufficientemente efficaci e validi.

Peter Donovan, grande articolista nel campo delle novità su ricerca e molto altro ancora, mercoledì scorso aveva pubblicato un post circa lo scambio epistolare avuto con una “sua fan” riguardante il tema della ricerca, e da tale passaggio si evince come in una galassia di annunci e titoli presenti quotidianamente in ogni dove via sia molta disinformazione e poca sostanza.

Beh oggi proprio in relazione all’estrema attualità dei temi posti e tosti faccio una domanda alla platea dei lettori del blog: i recenti esiti della vicenda stamina hanno da un lato messo ancora una volta in evidenza come, per i trial clinici nell’ambito della ricerca per nuove terapie si devono rispettare e applicare determinati canoni consolidati nel corso dei decenni, quali la pubblicazione e condivisione con il mondo scientifico degli elaborati degli studi per poi procedere nella varie tappe dei test. E non con l’improvvisazione. Tra ratti, zebù e scimpanzé, cani, gatti ritengo sia giunto il momento di arrivare a fare un salto di qualità nella ricerca.

Occorre, previa rivalutazione del codice etico sulla materia, consentire la sperimentazione direttamente sugli esseri umani, se non dal primo dei tre livelli almeno a partire dalla fase intermedia. E’ vero che Roma non fu costruita in un giorno come altrettanto veritiero come da qui all’eternità si può stabilire una data più ravvicinata per estrarre qualcosa di andante e innovativo realmente nella terapia del diabete e altre patologie.

La lotta contro il diabete è una battaglia e ogni conflitto richiede la messa a disposizione di tutti i mezzi per raggiungere l’obiettivo. I topi ringraziano ma ora dobbiamo passare agli uomini, quindi apriamo una discussione, confronto per un coinvolgimento diretto degli umani nelle sperimentazioni.