C’è una casa bianca che si chiama ospedale e recluso vi sta chi bene non si trova dice l’antico adagio shintoista. Oggi a qui diabete il menù per l’english breakfast prevede un piatto pesante: tipo uova e pancetta con pane, ovvero il diabetico e il ricovero in ospedale. Quanto scrivo in codesto articolo non ha finalità e basi scientifiche, cliniche, mediche, legali, infermieristiche, gastronomiche e tanatologiche: è semplicemente un tracciato scosceso, alternato a dossi e paradossi di una lunga vicissitudine e frequentazione, lungodegenza ospedaliera. Come ricordato in un numero elevato di occasioni dall’esordio del diabete a un anno e otto mesi d’età fino ai 14 anni ho trascorso complessivamente tre anni di vita ricoverato in ospedale: i peggiori anni della mia esistenza.
Ora posso affermare senza alcuna ombra di dubbio che, a parte l’esordio della malattia e momenti molto gravi legati a episodi estremi sotto il profilo patologico, quali coma ipoglicemico, iperglicemia con chetoacidosi e vomito, il ricovero non solo e avulso all’ottenimento di un diabete ben controllato ma lo peggiora, poiché la mia, nostra malattia è per eccellenza anti ospedaliera.
Una promessa fatta a me stesso quando ero bimbo e poi ragazzo era: una volta diventato maggiorenne e portato al pronto soccorso per una ipoglicemia una volta riavuto avrei firmato per le dimissioni volontarie, cosa fatta e parola mantenuta.
Il ricovero ospedaliero serve per salvare una vita, affrontare e cercare di risolvere una criticità patologica, stabilizzare una malattia, effettuare un intervento chirurgico complesso, impegnativo. Nel caso del diabete gli effetti sulla malattia sono negativi e, per fare l’esempio più ricorrente, se l’intento medico è di stabilizzare la terapia, compensare la glicemia nel periodo beh tale cosa è e resta utopica, velleitaria. Mai e poi mai ho conseguito simili risultati nella mia vita da diabetico nel corso dei svariati ricoveri, anzi le cose delle due sono andate peggiorando.
Ma siccome di solo diabete il diabetico vivrà, e possono capitare altre problematiche patologiche nell’arco del tempo datoci da vivere, ecco occorre sapere alcune cose per tentare di affrontare ila degenza nel modo il meno traumatico possibile.
Ovviamente, sia che il ricovero sia programmato o rivesta carattere d’urgenza, occorre informare l’equipe medica del nostro essere diabetici e della terapia in generale e insulinica in specie fatta, oltre alla dieta e altre informazioni utili al presidio.
Inoltre occorre informare sia il nostro medico curante che il diabetologo del ricovero così da entrare in contatto con il reparto per le consulenze sanitarie necessarie e di protocollo (se lo fanno veramente sono bravi).
Siccome è da mettere in conto a seguito del periodo di degenza una alterazione, scompenso della glicemia dobbiamo prevedere e programmare un appuntamento con il centro di diabetologia che ci segue per trattare il percorso di messa in stabilizzazione del diabete. Tra cambio dei ritmi, sedentarietà, alimentazione e dieta non idonea, stress ed effetti da trauma lo scombussolamento glicemico è inevitabile pertanto va affrontato con il nostro diabetologo.