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armoniaPuò, anche, capitare di smarrirsi tra le stelle e la luna, perdendo l’ossigeno del sogno, la luce del giorno, l’incanto dell’universo, il suono dell’esistenza; può capitare di ritrovarsi senza sapere dove, di rialzarsi senza capire come, di correre senza una direzione. Può capitare di patire l’indifferenza, l’insensibilità, l’egoismo, l’avidità.

I miei occhi si bagnano, serro i denti.

Il ricordo m’invade; seppur sembri impossibile, può capitare di smarrirsi nella propria emotività, nella propria sensibilità, nella propria genuinità.

La meraviglia, quella meraviglia che sembrava vita, diviene altro: la vedi, scorre, rincorre, sembra quasi sparire… poi, ritorna più forte come se penetrasse lo strato più fitto del cuore.

Si, perfora, morde anche e non si ferma.

Grido – sempre più forte – ma non mi sente, quasi come se sorda si nascondesse, imponendomi la sua presenza invisibile; è un flagello silente, un urlo latente.

Aiuto!

Mi perseguita, segna ogni mia orma, ogni mio passo, ovunque e comunque; non è mai stanca, non cede mai… anzi, è proprio quando si cede che lei assale sempre più forte.

Lasciami vivere questo germoglio di vita che sfiorisce presto, ancor più se ci sei tu.

È il mio buio anche se ci sono le stelle, è la mia …sete anche se c’è acqua, è il mio freddo anche se c’è caldo.

Alzo le braccia, tendo la mano, chiudo gli occhi ma nessun conforto, nessun rimedio, nessuna verità che possa farmi sentire la sua voce o vedere i suoi occhi; eppure la sento, è dentro di me, gira, vaga, è padrona di un corpo che non è più mio, bensì della sua mente. Si! Lei mente. È, selvaggiamente, travolgente, incessante nello sfinimento dell’anima… come se la rapisse, rubandone l’ultimo sospiro.

Eppure combatto, non mi abbatto, cerco di trovarla, di scovarla, di incontrarla ma scappa sempre e non fugge mai.

Ogni alba mi sembra già tramonto, ogni foglia mi sembra già caduta, ogni rondine, nel cielo, mi sembra imprigionata.

È un affanno, una fatica, trovare le parole, i suoni, le immagini; forse, è più facile non parlare, non pensare, per non svanire nel ricordo.

Mormora, sussurra, è suono tra i suoni.

Cerco di ritrovare me stesso nella favola della vita che il tempo mi racconta: guardo le nuvole passare, il sole brillare, la pioggia bagnare, il fiume scorrere, la farfalla colorare.

Sento, ancora, il profumo della libertà che mi accarezzava nelle notti insonni, nell’inquietudine della spensieratezza, nella goliardia di un …sorriso; un sorriso è la voglia di sorprendere se stessi, di schiudere gli occhi e far vibrare le labbra ma le mie sembrano mute.

Il silenzio è il mio dolore maggiore: è come una lama tagliente che trapassa il cuore senza fermarne i battiti. Vorrei disegnare quel nero che accompagna il silenzio… che cancella i colori e distrugge gli aquiloni; forse, basterebbe una linea, un tratto, un segno o, forse, non basterebbe un cerchio poiché è intermittente, assordante, mutilante.

Sono seduto su me stesso, rannicchiato nell’oscurità dei secondi che scorrono al “ticchettio” delle lancette… il respiro sembra mancare ma, forse, è solo un’impressione.