Chissà chi lo sa? Forse il figlio del Maharaja, o del Sultano, Emiro, Eviro e Barone, Duca o qualunque altro si dica per una cifra qual è il valore della vita, visto oggi quanto si mercanteggia tra trader e borse, debito, deficit, spread, calazio e enlarge penis. Una cifra quantificabile oppure manco l’Imperatore del Giappone lo sa e non dico altro per non attirarmi anatemi e insulti gratuito o pagamento.
Il caldo favorisce gli scontri e alterazioni mentali nonché le risse e polemiche ma e l’Estate offre i tormentoni che io aborro. Ma per la prima volta faccio una eccezione e decido di entrare e stare nel tormentone anzi di farlo in modo pesante e tracotante perché? Perché quando ci si rompe i coglioni., ed io me li sono rotti beh allora si va alla guerra e combattimento sia.
Come ricordava Roberto lunedì scorso i recenti fatti e fattacci di cronaca: giovani morti di qua e di là dall’oceano così come tanti altri succedutesi con l’andare del tempo, e altri ne verranno, pongono domande a cui è ardito avere una risposta a proposito di diabete e compagnia. Siccome pure io ne ho letto di ogni: della serie se me lo dicevi prima, se aveva questo e quello, ma non quell’altro, oppure forse teneva un’altra malattia e così sia. Bene detto ciò appare chiara una cosa: il diabetico tipo 1 deve fare l’insulina poiché l’organo chiamato pancreas non la fa come diceva il Maharaja e secondo l’Accademia dell’Ade il farmaco denominato insulina è un salvavita va bene o avete dubbi? Non perché se li avete provate per credere. Il diabetico deve fare insulina e controllare la glicemia.
Ma qui viene il bello della faccenda: l’approssimazione fatta scienza, ovvero qual è la situazione giusta per definirsi compensati e con un diabete controllato? La risposta immediata e collettiva sarà: HbA1c ovvero la glicata, ma non è così. Altri parametri sono contestuali e importanti per capire lo scenario del diabete se risponde adeguatamente alla terapia e quindi è in compenso. L’importanza dell’autocontrollo glicemico è proprio legata al semplice motivo che l’HbA1c non sa dire dove si sono presentati i picchi glicemici (ipoglicemia, iperglicemia), invece un diario della glicemia, cartaceo o digitale, se tenuto bene è in grado di farlo.
E qui sta l’approssimazione tipica di una malattia fluida, sfuggente che, spesso e volentieri, va dove cazzo gli pare e non sappiamo come acchiapparla diventando dei frustrati della striscia e dei frustati dal diabetologo.
Intanto che il tormentone prosegue apriamo un dibattito sul tema: per quanti giorni posso campare senza fare insulina? Esempio vado nel deserto del Kalahari, senza insulina son cazzi amari. Oppure voglio suicidarmi: quanti flaconi debbo iniettarmi per raggiungere l’obiettivo?
Resto in attesa di commenti e risposte da voi e dall’Istituto Studi Insulinici e Sanitari – ISIS