Qualche giorno fa stavo scrivendo con un ragazzino che mi dice che molto presto ci sarà la cura definitiva del diabete. Lo stesso che poi mi dice di non chiamare il diabete una malattia cronica. E con questo direi che ho detto tutto su quello che lui pensa del diabete, o per quanto ha accettato la malattia… E per intendere, non è che non credo e spero in una cura definitiva, semplicemente penso di essere realista quando dico che non ci sarà domani, o in un futuro immediato. E posso dire che in un certo senso sono la prova che la scienza va avanti. Mi ricordo come oggi quando 17 anni e mezzo fa mio padre mi faceva l’insulina con le siringhe. Quelle monouso ma che io usavo 3 volte perché non te li potevi permettere di più. O le strisce che per misurare la glicemia dovevi confrontare i colori. O quei pungi dito che facevano bollire perché così li potevi riutilizzare. E gli anni passano. E scopri le penne. L’effetto dell’insulina era uguale, ma per lo meno non avevi davanti a te quelle siringhe inquietanti in un certo senso. La cosa più inquietante delle penne(della quale mi sono resa conto molto dopo) erano i aghi che usavo. E che sarebbe chiederebbe qualcuno? Il fatto che un ago lo usavo anche 10-15 giorni (per un minimo di 3-4 volte al giorno, vi lascio fare i conti…) Poi mia sorella (diabetica anche lei) viene in Italia e “scopre” un’altra realtà. “Scopriamo” la Lantus , le rapide, che gli aghi si devono usare solo una volta, perché se si usano di più favoriscono la creazione delle lipodistrofie…E così, con l’aiuto della sua diabetologa, per circa 2 anni comincia la spedizione Italia-Albania di penne, aghi e strisce in modo che io potessi curarmi meglio. Per quanto riguarda le strisce, beh, la situazione è cambiata poco (mia sorella faceva meno misurazioni e mandava quello che poteva) È vero che hai glucometro nuovo che ti fa vedere pure il valore esatto della glicemia, ma a cosa serve se non puoi permetterti di fare quante hai bisogno? Così che ti ritrovi a misurare la glicemia ogni tanto, solo quando “hai bisogno”, anche se molte volte vai a caso… E l’insulina, beh, conti anche l’ultima goccia in modo da farla durare finché arrivano le altre. Poi in una settimana di marzo mi ritrovo con mia sorella che mi insegna la conta dei carboidrati, un aiuto in più per cercare di tenere sotto controllo le glicemie impazzite. Poi una notte d’estate vedi alla tv un programma che parla del micro. E tu, in quei tempi ancora in Albania, non puoi fare altro che sognarlo, perché averlo sapevi che non era possibile. Non in quel momento per lo meno. E finalmente riesci a venire in Italia. Così che finalmente hai il piano terapeutico, l’insulina, aghi,strisce che ti servono. Però ti rendi conto che non bastano. Il diabete continua ad essere molto scompensato. E li tocchi l’argomento micro con la diabetologa. Ma ti dicono di no, che per il momento il micro non era la soluzione giusta. Anche se non capivo il perché, per un po ho lasciato stare. Finché un giorno, dopo mesi con glicemie su 400 al mattino, rischio di svenire. Incavolata con il mondo intero e soprattutto con le dottoresse, chiedo che voglio il micro, che forse è l’unica cosa che mi potrebbe aiutare visto che non sapevo più cosa fare. E volendo non volendo la diabetologa mi fa l’impegnativa per andare a Bologna per il micro. Vado il giorno stesso. Piena di paura e speranza. E alla fine mi dicono di si. E finalmente a ottobre 2011 metto il micro, dopo quasi 6 anni che me lo sognavo. E le glicemie si sono migliorate moltissimo. Non so se dipende dal fatto che lo volevo, ma anche quello ha avuto il suo ruolo…E come molti sanno, e come molti dei quali hanno partecipato al convegno con prof Ricordi a Bologna, adesso si parla anche del trapianto. Una cosa vera, ma non raggiungibile per molti diabetici. Ovvio che è una speranza per tutti noi, forse non per domani, forse non tra un anno, ma in futuro qualsiasi sarà realtà. Un futuro qualsiasi il diabete potrebbe essere solo un brutto ricordo. Ma per adesso c’è. Ed è una malattia cronica. Dove l’unico modo per curarlo è sfruttate tutte le cose e le tecnologie che abbiamo a disposizione. Ma soprattutto dobbiamo usare l’insulina (in qualunque modo sia iniettata) e accettarlo. Perché il diabete c’è, per ora la realtà è così. Domani, in un futuro qualsiasi, forse non più…