Sto qua a scrivere ancora una volta dell’influenza, o meglio del vaccino antinfluenzale da fare oppure no? Permettetemi una piccola riflessione circa l’annoso argomento che pedissequamente viene a bussare la porta di casa. Da almeno un ventennio assisto ad una campagna demolitiva verso il vaccino antinfluenzale e ogni tipo di vaccinazione obbligatoria o volontaria che sia.
il diabete rappresenta una indicazione per la vaccinazione influenzale stagionale, sia per gli adulti, sia per i pazienti pediatrici. I disturbi virali e batterici sono associati infatti a una maggiore mortalità nei pazienti con diabete: l’influenza e le sue complicazioni possono causare una perdita del controllo metabolico inducendo un aumento delle proteine seriche glicosilate; la chetoacidosi può portare a un aumento del numero di ricoveri, del tasso di mortalità e di complicazioni protratte. La maggior parte dei pazienti diabetici che riceve una sufficiente immunità cellulare e umorale risulta protetta dalle infezioni. Più del 70% dei pazienti con diabete di tipo I (insulino-dipendente) produce una risposta soddisfacente alla vaccinazione antinfluenzale; nei pazienti con diabete di tipo II (non insulino-dipendente) la risposta anticorpale è simile ai pazienti sani.
A margine delle informazioni in possesso sorge spontanea una domanda: per caso lo Stato intende venire meno alla somministrazione del vaccino antinfluenzale per le “categorie a rischio”? E rispetto al dualismo presente nella nostra società tra favorevoli e contrari alla vaccinazione mi piace ricordare trattasi di atto facoltativo e non obbligatorio, quindi ognuno ha libertà di scelta. Tant’è che per anni non l’ho fatto poiché la mia storia personale ha avuto si tanti problemi, ma l’influenza fino ad oggi non era tra questi, anche se non si sa mai quel che nella vita ci può capitar (smile). Poi se sarà confermato che il principale fattore scatenante del diabete 1 è stata l’influenza o un raffreddore: pariamoci.
A tale proposito desideriamo ricordare i punti cardine della circolare del Ministero della Salute per il vaccino.
In Europa, l’influenza si presenta con epidemie annuali durante la stagione invernale. Casi sporadici possono verificarsi anche al di fuori delle normali stagioni influenzali, anche se nei mesi estivi l’incidenza è molto bassa.
È possibile che l’infezione abbia un decorso asintomatico, ma nella maggior parte dei casi i sintomi più comuni possono includere febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari e delle articolazioni, cefalea e malessere generale. Nei casi non complicati, i sintomi si risolvono spontaneamente entro una settimana dall’esordio.
I casi severi di influenza possono essere causati direttamente dai virus influenzali o da sovra- infezioni batteriche o virali che si verificano dopo che il virus influenzale ha procurato danni a livello delle basse vie respiratorie.
I casi severi e le complicanze dell’influenza sono più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età e con condizioni di rischio, quali ad esempio il diabete, malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche. Alcuni studi hanno messo in evidenza un aumentato rischio di malattia grave nei bambini molto piccoli e nelle donne incinte. Tuttavia, casi gravi di influenza si possono verificare anche in persone sane che non rientrano in alcuna delle categorie sopra citate.
Il periodo destinato alla conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale è, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato dalle epidemie influenzali in Italia, quello autunnale, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre.