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groupmedicinAi tempi in cui entrai alla facoltà di Medicina, vi era la convinzione che, dopo sei anni di “studi matti e disperati”, una volta ottenuta la laurea, fosse matematico e automatico entrare nel mondo del lavoro. Scelsi Medicina per passione, ma sapere che questa facoltà, al contrario delle altre, portasse subito al lavoro, non poteva che essere un incentivo in più. Insomma, coniugare la propria vocazione alla possibilità di un futuro lavorativo non precario al giorno d’oggi non è cosa da poco conto. Purtroppo, la laurea in Medicina e Chirurgia è solo un trampolino di lancio, e non basta più per avere un posto di lavoro fisso. Con la laurea in Medicina gli sbocchi lavorativi non mancano, possiamo sostituire i medici di medicina generale, lavorare in guardia medica, presiedere agli eventi sportivi, in estate possiamo accompagnare i ragazzi che partono con le colonie. Però sono lavori saltuari, precari, spesso sottopagati tanto che a volte non conviene nemmeno lavorare dato che ciò che si guadagna copre a malapena le spese per l’assicurazione. Ormai, come dicevo poc’anzi, la laurea è solo un trampolino di lancio, poi per aspirare a un lavoro fisso, bisogna necessariamente diventare degli Specialisti. Ed è qui che nascono tutti i problemi, perché per entrare in specializzazione bisogna superare un concorso, che da due anni a questa parte è stato riformato, in teoria per essere più meritocratico, nella pratica ancora ci sarebbe da lavorarci su. Mettendo da parte la mia opinione sui concorsi italiani, la situazione lavorativa per noi laureati in Medicina è questa: si è creato una sorta di imbuto, la cui base è costituito da un esercito sempre più numeroso di neolaureati (causato anche dal fatto che le università aumentano i posti per gli iscritti) e dove il passaggio alla Specializzazione avviene con molta difficoltà perché al contrario, diminuiscono i posti in Specializzazione, quando invece la situazione ideale sarebbe che per tot neolaureati ci fossero tot specializzandi.
E non è finita qui, purtroppo. Infatti, anche quando si riesce a diventare Specialisti in qualche branca, ancora una volta, il lavoro non è assicurato, perché se si scelgono alcune branche, come Endocrinologia, Anatomia Patologica, Igiene, che non permettono di lavorare nel privato, non vi è speranza di lavorare nel pubblico dato che gli Ospedali non assumono e i concorsi pubblici sono bloccati. Così, nonostante il Paese e la sanità italiana abbiano bisogno di specialisti, questi specialisti sono costretti ad emigrare in altri paesi. Ma siamo in Italia, dove istruzione e sanità, che sono i pilastri di ogni Paese civile, vengono sempre più smantellati.

(1 – continua) – Il Mio Diabete offre due approfondimenti sul presente e futuro prossimo della professione medica, un tema che tocca tutti, la prossima puntata sarà pubblicata il 4 gennaio.