In uno studio sui ratti diabetici di tipo 2, i ricercatori del Karolinska Institutet hanno individuato alterazioni nelle cellule nervose specifiche che sono importanti per l’identificazione degli odori. I risultati potrebbero spiegare il motivo per cui nei diabetici tipo 2 spesso si sperimentano problemi con le profumazioni e potenzialmente si apre un nuovo campo di ricerca per sviluppare terapie preventive contro le malattie neurodegenerative in pazienti diabetici tipo 2.
È noto che i pazienti con diabete di tipo 2 spesso soffrono di malattie neurodegenerative come la malattia del morbo di Alzheimer. Un sintomo precoce di queste malattie neurodegenerative è la diminuita capacità di identificazione degli odori. Questo tipo di problema olfattivo è anche spesso presente in pazienti con diabete di tipo 2, il che suggerisce come la diminuita capacità di odorare potrebbe essere collegatacon lo sviluppo di malattie neurodegenerative. Tuttavia, fino ad ora, le cellule nervose responsabili di questi problemi olfattivi con il diabete di tipo 2 erano rimasti poco chiari.
In questo studio, pubblicato sulla rivista Oncotarget, i ricercatori del Karolinska Institutet hanno identificato alterazioni in un gruppo di cellule nervose chiamate interneuroni, nella corteccia piriforme dei ratti con diabete tipo 2. La corteccia piriforme è un’area del cervello che svolge un ruolo essenziale nell’identificazione e codifica dell’odore. I ricercatori hanno anche dimostrato che le alterazioni neuronali individuate potrebbero essere contrastate, con farmaci anti-diabetici utilizzati clinicamente che imitano il meccanismo di un ormone che aumenta la produzione di insulina: il glucagone-like peptide 1.
Terapie farmacologiche preventive
“Le malattie neurodegenerative sono altamente presenti all’interno popolazione diabetica tipo 2 “, spiega Grazyna Lietzau, uno dei ricercatori dietro lo studio. “Riteniamo che questi risultati potrebbero essere importanti per il potenziale sviluppo di terapie farmacologiche preventive contro ad esempio il morbo di Alzheimer e di Parkinson in questi pazienti.”