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ossaRecenti ricerche hanno dimostrato che la salute delle ossa è compromessa nelle persone con diabete, con un conseguente rischio significativamente più alto di fratture da fragilità.

Si tratta di un problema di salute di crescente preoccupazione dato che il numero di persone con diabete è in aumento in tutto il mondo, e che tale impatto interessa fino al 15% della popolazione in alcune regioni del mondo.
Un nuovo studio di esperti del gruppo di lavoro IOF pubblicato sulla rivista Nature Reviews Endocrinology conferma che il rischio di frattura non è aumentata solo nel diabete di tipo 1 (DM1), ma anche nel più comune e diffuso tipo di diabete (diabete di tipo 2, precedentemente conosciuto come diabete dell’adulto) . Nelle persone con diabete tipo 1 il rischio di frattura dell’anca è di circa 6,5 volte superiore rispetto alla popolazione generale (media 65 anni) e di 2,5 volte superiore a quello del diabete di tipo 2.
La revisione indica che:
In entrambi i tipi di diabete, il turnover osseo diminuisce e le proprietà del materiale osseo e sua microstruttura sono alterati, quest’ultima particolarmente in presenza di complicazioni microvascolari.
Le ragioni della fragilità ossea nel diabete sono complesse e comprendono: iperglicemia, stress ossidativo, e l’accumulo di AGE compromettenti le proprietà collagene; aumentata adiposità ossea, rilascio di fattori infiammatori e adipochine da grasso viscerale; e potenzialmente alterazioni delle funzioni negli osteociti.
Inoltre, l’ipoglicemia, indotta da alcuni farmaci impiegati nel trattamento terapeutico antidiabetico (come tiazolidinedioni) fanno propendere alle cadute, tutto ciò contribuisce ad un aumento del rischio di fratture.
Più lunga è la durata della malattia, più alto è il rischio di complicanze del diabete, tra cui le complicazioni nella salute delle ossa.
L’uso dell’insulina è stato specificamente associato ad un aumentato rischio di fratture anche se non è chiaro se questo è perché l’impiego dell’insulina  è un marker di gravità e/o durata della malattia o se è probabilmente dovuto al verificarsi di eventi ipoglicemici che causano cadute.
Il professor Serge Ferrari, presidente della International Osteoporosis Foundation (IOF) e del Gruppo di lavoro sul Diabete nonché professore presso l’Ospedale Universitario di Ginevra, Svizzera ha dichiarato:
“Attualmente, esistono linee guida su come e in quale fase della malattia avviare il farmaco anti-osteoporosi nei pazienti con diabete mellito. I farmaci con un effetto neutro o positivo sul metabolismo osseo, come i trattamenti a base di metformina e incretine, sono preferibili. in contrasto con farmaci come TZD che devono essere usati con cautela. ”
Il professor Massimo Massi Benedetti, Terza dell’International Diabetes Federation (IDF) e membro del gruppo di lavoro IOF, ha accolto con favore il nuovo articolo come un’aggiunta importante per la letteratura nel campo. Egli ha dichiarato:
“E ‘importante come gli operatori sanitari siano consapevoli del fatto che le fratture da fragilità sono una grave complicanza del diabete. Le strategie di prevenzione nel trattamento del diabete sono da attuare sin dalle prime fasi della malattia, mentre il rischio di fratture deve essere valutato su una routine base nella popolazione a rischio, al fine di minimizzare l’effetto dei fattori clinici che sono stati identificati come la possibile causa della maggiore frequenza di fratture nel diabete. Con l’aumento della consapevolezza clinica, continua ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci specifici speriamo ci saranno nuove opportunità per migliorare la salute delle ossa nelle persone con diabete in futuro.”

2 pensiero su “I meccanismi che portano alla fragilità ossea nei diabetici”
  1. quali sono possibile tecniche di prevenzione all’osteoporosi?

    1. Una vera e propria prevenzione garantista non c’è, l’attività fisica aiuta come l’apporto di vitamina D sia attraverso la dieta che con una esposizione al sole quel tanto che basta, ad esempio. Dopo i 40 è meglio fare dei controlli, in particolare se c’è famigliarità con l’osteoporosi oltreché presenza del diabete tipo 1.

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