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Nuovi orizzonti nella diagnosi precoce e nella terapia della malattia renale diabetica grazie a un biomarcatore innovativo e a un farmaco in fase sperimentale.

La progressione dell’insufficienza renale diabetica rappresenta da tempo una sfida clinica cruciale, ma una scoperta recente potrebbe rivoluzionare la diagnosi e il trattamento della malattia. Un team di ricercatori dell’Health Science Center dell’Università del Texas a San Antonio (UT Health San Antonio) ha identificato un metabolita urinario, l’adenina, che si dimostra non solo predittivo ma anche causale per l’insorgenza dell’insufficienza renale progressiva nei pazienti diabetici. Questo biomarcatore innovativo potrebbe consentire diagnosi e interventi tempestivi, affrontando così la malattia in una fase iniziale e migliorando significativamente l’efficacia delle terapie.

Fino ad ora, la valutazione dei livelli proteici nelle urine, soprattutto l’albumina, è stata considerata il principale indicatore di danno renale nei pazienti diabetici. Tuttavia, questa metrica non si applica a tutti i pazienti e non riesce a individuare un consistente numero di casi in cui l’insufficienza renale è imminente. Ecco dove entra in gioco l’adenina, un metabolita prodotto nel rene. Attraverso uno studio dettagliato pubblicato sul Journal of Clinical Investigation, i ricercatori hanno dimostrato che i livelli urinari di adenina non solo sono predittivi per l’insufficienza renale, ma sono anche legati a un aumento della mortalità tutte cause.

L’aspetto rivoluzionario di questa scoperta risiede nell’identificazione di pazienti a rischio attraverso il monitoraggio dei livelli di adenina nelle urine. Poiché circa la metà dei pazienti diabetici che sviluppano insufficienza renale non presentano elevati livelli di proteine nelle urine, l’approccio tradizionale basato sull’albumina risulta limitato. Tuttavia, l’adenina emerge come un indicatore più sensibile e specifico, aprendo la strada a diagnosi preventive con largo impatto nella gestione della malattia.

Ma non è tutto. Il team di ricerca non si è fermato all’identificazione di questo biomarcatore innovativo; hanno anche compiuto progressi significativi nell’ambito della terapia. Gli scienziati hanno individuato una molecola in grado di inibire la principale via di produzione endogena di adenina nell’organismo. Attraverso prove su topi affetti da diabete di tipo 2, il farmaco terapeutico ha dimostrato di ridurre i livelli di adenina e, ancor più importante, di proteggere contro i principali aspetti della malattia renale diabetica. Sorprendentemente, l’effetto positivo del farmaco è stato ottenuto senza influenzare i livelli di zucchero nel sangue, aprendo così la strada a una terapia mirata e specifica.

Il dott. Kumar Sharma, autore senior dello studio e professore di nefrologia presso l’UT Health San Antonio, ha commentato: “Questa scoperta potrebbe rivoluzionare l’approccio alla medicina di precisione nella malattia renale diabetica. La capacità di individuare i pazienti a rischio con anni di anticipo e di intervenire con un farmaco mirato rappresenta un passo avanti eccezionale nel campo della nephrologia”.

In conclusione, la combinazione di un biomarcatore predittivo innovativo e di un farmaco terapeutico promettente potrebbe finalmente aprire nuove prospettive nella diagnosi e nella gestione dell’insufficienza renale diabetica. L’approccio preventivo e mirato promette di migliorare la qualità della vita dei pazienti diabetici e di ridurre il peso della malattia sulla società nel suo complesso.

Prima pubblicazione: 24 agosto 2023, Journal of Clinical Investigation