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Gaber

La ragione per cui ogni settimana viene da dire sono contento di essere qui è presto detta: raccontare una vita intera con una malattia mi fa pensare: ma cosa vuol dire e significa qualcosa la distinzione sano, malato, se non nella sua duplice vesta di interesse medico da un lato e sociologico dall’altro, tendente per quest’ultimo caso a rimarcare il senso discriminatorio, selettivo e, diciamolo, razzista, del sentire il termine. Vedete è chiara una cosa, anzi certa: siamo tutti malati, a prescindere dalla natura stessa della malattia che abbiamo, come diceva il compianto Giorgio Gaber nella canzone: Far finta di essere sani, di cui riporto integralmente il testo

Vivere, non riesco a vivere

ma la mente mi autorizza a credere

che una storia mia, positiva o no

è qualcosa che sta dentro la realtà.

Nel dubbio mi compro una moto

telaio e manubrio cromato

con tanti pistoni, bottoni e accessori più strani

far finta di essere sani.

Far finta di essere insieme a una donna normale

che riesce anche ad esser fedele

comprando sottane, collane, creme per mani

far finta di essere sani.

Far finta di essere…

Liberi, sentirsi liberi

forse per un attimo è possibile

ma che senso ha se è cosciente in me

la misura della mia inutilità.

Per ora rimando il suicidio

e faccio un gruppo di studio

le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani

far finta di essere sani.

Far finta di essere un uomo con tanta energia

che va a realizzarsi in India o in Turchia

il suo salvataggio è un viaggio in luoghi lontani

far finta di essere sani.

Far finta di essere…

Vanno, tutte le coppie vanno

vanno la mano nella mano

vanno, anche le cose vanno

vanno, migliorano piano piano

le fabbriche, gli ospedali

le autostrade, gli asili comunali

e vedo bambini cantare

in fila li portano al mare

non sanno se ridere o piangere

batton le mani.

Far finta di essere sani.

Far finta di essere sani.

Far finta di essere sani.

E in modo quasi profetico Gaber aveva ben capito come la smania contemporanea di cercare di essere sani, in salute, belli, sessualmente prestanti e fisicamente, intellettualmente attivi in fondo è la malattia unitaria che prende ogni persona, volente o nolente.

E noi diabetici allora? Siamo i più sani di tutti e non sto a delirare, semplicemente come diabetici di tipo 1 siamo normopeso, o magri addirittura, senza limiti, facciamo di tutto o di niente a livello atletico sportivo, ma lo facciamo bene, anzi potremmo farci un nostro comitato olimpico perché no. Ma ancor di più voglio sottolineare una cosa: negli ultimi trent’anni la vita media di un diabetico tipo 1 si allungata di molto e oggi la longevità tra uno di noi e un uomo non diabetico è ormai allineata.

La mia via per trovare una giusta dimensione con la malattia si chiama: “diabetazione”, un neologismo che sta a significare – diabete + meditazione + azione. Oggi solo un accenno schematico ma mi riprometto di tornare ad affrontare e approfondire l’argomento. E con la malattia lunga la strada stretta la via, dite la vostra che io dico la mia, cosi da concludere la settimana lasciata alle spalle con una glicemia media pari a 140 mg/dl.