Correva l’anno 561 a.c, ad Atene un filosofo andante per la maggiore, tal Balaustra, pensava tra il dire il fare se l’erba aromatica era solo ornamentale o la si poteva assimilare. La memoria antica si spandeva nel corso dei tempi e le faccende domestiche nelle famiglie altolocate venivano sbrigate dagli schiavi associati all’ANSA (Associazione Nazionale Schiavi Ateniesi). Passano i mesi, gli anni e non è una novità si sa passano per tutti, belli e brutti (gli anni come le persone), un decorso naturale ci sta poco da dire e fare.
Il nostro Balaustra era un sostenitore dell’ozio e sedentarietà nel quotidiano vivere, e fu il primo da quel che sappiamo a coniare il motto: diamoci un fermo. Naturalmente all’epoca ogni pensiero sistemico, filosofico aveva i suoi sostenitori e detrattori. Tra i primi c’era l’ANCI (Ateniesi Novelli Consumatori Indigesti) e per i secondi l’ADA (Ateniesi Diabetici Anonimi). E mentre i primi promuovevano l’ozio e accidia i secondi operosi e irrefrenabili svolgevano qualunque attività fisica e lavorativa, ginnica e sportiva. Naturalmente le tesi di Balaustra ebbero la peggio e tutto il resto ci porta ai giorni nostri ove il movimento oltre la normale attività quotidiana umana, ha preso piede e agiamo di conseguenza per tenerci in forma e salute.
Le scadenze si sa hanno una funzione: quella di ricordare cose da fare all’interno di una scala di priorità facenti parte del nostro presente e immediato futuro. Le nostre da diabetici sono poche o tante dipende da diversi fattori quali: età, compenso o meno del diabete e presenza o meno di complicanze di varia natura collegate alla condizione e non solo. La prima e standard è data dalla HbA1C (glicosilata), la quale si fa solitamente ogni tre mesi col tradizionale prelievo di sangue, per il resto dipende da diversi elementi come ho accennato poco fa e siccome le situazioni variano non solo dalla storia soggettiva con il diabete di ciascuno di noi, ma anche dall’interpretazione data dal medico diabetologo e dal protocollo sanitario applicato nella malattia. Bene per tutte queste relazioni correlate sarebbe utile farsi dare un riepilogo dei “diritti e doveri” cui prendere nota per il nostro bene e domani, a cominciare proprio dai controlli da effettuare.
Paese che vai tradizioni che trovi e questo vale anche per ambulatori, centri di diabetologia e affini. La querelle recente derivata dal taglio sugli esami inutili e l’impossibilità per i medici di poter effettuare tale cosa per ragioni di violazione del codice deontologico professionale e delle basi fondanti la medicina stessa; porta a dire: il problema vero non è solo degli esami e farmaci inutili, ma della agibilità e fruibilità stessa dei servizi sanitari pubblici e privati e, aggiungo, della possibilità di effettuare una diagnosi vera e completa del paziente a fronte di una bacino d’utenza di proporzioni enormi.
Più siamo e peggio stiamo: il vero nodo sta qui in massima parte, e spesso, volentieri l’analisi della situazione del soggetto viene fatta un tanto al chilo tralasciando poi passaggi importanti come l’educazione sanitaria, il feedback e la preparazione verso le terapia in cima alla qualità di risultato come il microinfusore d’insulina e il CGM, monitoraggio continuo del glucosio.
E’ una litania, come lo è il divario che separa l’assistenza medica di base dalla ricerca e non solo. Il punto vero irrisolto al di là della disperata necessità di tagli alla spesa e personale sta proprio nel cogliere le vere criticità del sistema che, attraverso la loro soluzione, porterebbero a un risparmio di tempo e soldi e fare della prevenzione nel diabete, a cominciare dalle complicanze e impiegando mezzi e risorse nell’educazione a gestire la malattia, non un slogan ma un modus vivendi.