La vita è a colori? La cromoterapia è una medicina alternativa che fa uso dei colori come terapia per la cura delle malattie.
L’utilizzo dei colori è normalmente regolato da principi comuni, analoghi a quelli che portano a scegliere il colore dell’abito da indossare o la tinta delle pareti di casa per abbinarli a una determinata personalità e favorire o contrastare un certo stato d’animo. Secondo la cromoterapia, i colori aiuterebbero il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio, e avrebbero effetti fisici e psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi.
L’efficacia della cromoterapia è contestata dalla comunità scientifica, in quanto nessuna pratica cromoterapica è mai stata in grado di superare uno studio clinico controllato, ed anche i presupposti della teoria sono considerati scientificamente incoerenti. La cromoterapia non va confusa con gli studi e le eventuali applicazioni della psicologia del colore.
A questo proposito noi diabetici abbiamo una peculiarità dominata in campo sanitario dal bianco e grigio. Il bianco dei medici diabetologi e paramedici. Il grigio, anzi grigiore degli ambienti ambulatoriali che hanno in carico diabetici e no. Non che ospedali, poliambulatori e case della salute debbano essere posti coloriti e allegri (anche se personalmente lo preferirei), ma almeno una via di mezzo no? Io colorerei la diabetologia di verde e blu. Il verde, colore fondamentale della natura, è il colore dell’armonia: simboleggia la speranza, l’equilibrio, la pace e il rinnovamento. È un colore neutro, rilassante, favorisce la riflessione, la calma, la concentrazione.
Il blu è un colore calmante e rinfrescante. Per le teorie di settore, è un colore che calma e modera e che fa dimenticare i problemi di tutti i giorni. E come sappiamo è il colore simbolo della Giornata Mondiale del Diabete.
Certo l’apparenza non fa il luogo come l’abito non fa il monaco. E così vale in tutti gli aspetti della vita. In questa fase di incertezza e cambiamento nell’assistenza verso i diabetici la scelta del medico è quanto mai un elemento chiave. La fiducia non è solo un elemento che si fonda sul sesto senso, l’istinto, ma anche su aspetti specifici e pratici non secondari.
La tempistica della visita è il contenuto della visita, come la programmazione dei controlli, la struttura e le informazioni proprie della terapia. Un esempio per tutti: non basta fare uno schemino dei dosaggi dell’insulina buttato lì se a monte poi non vi è una interazione medico paziente ricavata dai dati riportati nel diario glicemico. A parte gli esami di routine del sangue e sugli organi bersaglio di complicanze patologiche causate dal diabete (occhi, cuore e arterie, reni), ci sono anche altre parti del corpo che possono risultare compromesse per via del diabete come il sistema scheletrico dall’osteoporosi, per fare un altro esempio.
Insomma da come ti vede il medico e da come sei formato, informato tu che si fa la differenza e si può vivere meglio la malattia e prevenirne le problematiche ad essa connesse.