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Ciao Mamma, è tanto tempo che non ci parliamo, l’ultima volta è stato trent’anni fa ricordi? Era come oggi: faceva tanto freddo. Un freddo che raggelava in quel 15 gennaio del1988, un freddo che mi scorreva dentro le vene e ancora oggi mi appartiene. Ci scaldavano i nostri dialoghi immensi, i miei monologhi, remoti esercizi di un vizio personale d’esternare a raglio ogni sensazione, un modo di starci vicino durato poco, a ben vedere lo spazio di un mattino, tradito e rubato dalla notte assassina.

Eppure dicono a gennaio tutto inizia. Invece non è così. Il tempo non ha tempo perché quel frammento inventato da noi, per finalità non certo romantiche ma speculari e terrene, lo lascio a cartomanti, burocrati e saccenti nella liturgia delle ore.

E’ la vita che si scioglie e si fonde nella nuda roccia per tornare massa oscura a brillare nell’immensità di qualcosa che non è stato ma che sarà.

Angoli di pensieri e parole. Domande difficili, impossibili, evaporate dai cassetti della vita i nostri vero Mamma. Tu sei cresciuta, costretta a fare lavori pesanti fin da bambina e da adolescente che scende in città dalla montagna in cerca di una vita migliore, un sogno rimasto tale. Sì tu sei cresciuta in fretta, e per non essere da meno pure io, per farti dispetto? Ma sì diciamo così: essere praticamente nato con il diabete, aver fatto da “apripista” in un contesto socioculturale disagiato faceva la sua porca figura.

Ma nella gara fra me e te, tra chi arriva prima, Mamma mi hai battuto.

Le previsioni dei medici mi davano per spacciato, con una vita breve rispetto ai miei coetanei e invece…. Sei andata via prima tu, mi hai lasciato solo con i miei aghi, siringhe e altre chincaglierie da malato cronico perenne.

Siamo passati in fretta, come presto torneremo a proseguire quel discorso interrotto, e senz’altro lo faremo su temi argomenti completamente diversi e inimmaginabili.

Ciao Mamma, grazie e a presto

Roberto

(Laura Naldi n. 17/6/1938 m. 15/1/1988)