Quando si tratta di aumento di peso, il problema potrebbe riguardare soprattutto le nostre teste e i nostri geni.
I medici dovrebbero considerare come il modo in cui pensiamo possa renderci vulnerabili all’obesità e come l’obesità sia geneticamente intrecciata con la struttura del cervello e le prestazioni mentali, secondo una nuova ricerca.
Lo studio, condotto da ricercatori del Neurological Institute e Hospital di Montreal (The Neuro) e pubblicato in PNAS il 28 agosto 2018, è stato fatto con un esame di risonanza magnetica (MRI) e dati di test cognitivi da 1.200 individui, come parte del progetto Human Connectome.
I ricercatori hanno scoperto che le persone con un indice di massa corporea più alto (BMI) hanno mostrato una ridotta flessibilità cognitiva, capacità di ritardare la gratificazione, abilità visuospaziale e memoria verbale. Hanno anche scoperto che le persone con BMI aumentato tendevano ad avere una corteccia prefrontale sinistra più spessa e una corteccia prefrontale destra più sottile. Studi precedenti hanno dimostrato che il danneggiamento della corteccia prefrontale destra può portare ad un aumento del consumo.
I soggetti con un BMI più elevato avevano anche aumentato il volume nell’amigdala di sinistra, che si ritiene svolga un ruolo in risposta ai segnali alimentari. Avevano anche un volume ridotto nelle strutture entorhino-paraippocampali, che sono associate alla memoria episodica e alla mediazione del contesto. Ciò suggerisce un modello in cui le persone inclini all’obesità sono più sensibili agli stimoli del cibo visivo e meno capaci di resistergli considerando il contesto negativo del mangiare, come l’aumento di peso.
Molti dei soggetti erano fratelli, inclusi gemelli e identici. Ciò ha permesso ai ricercatori di determinare l’ereditabilità dei tratti così come l’obesità, misurata dall’IMC. Utilizzando metodi statistici, i ricercatori hanno scoperto che molti dei tratti cognitivi e neurologici hanno legami genetici con l’obesità. Ciò suggerisce come il ruolo svolto dalla genetica nell’obesità si manifesta almeno parzialmente attraverso l’anatomia cerebrale e le funzioni cognitive.
“Questa ricerca sarà utile nello sviluppo di interventi per aiutare le persone con obesità”, dice l’autore principale dello studio, Uku Vainik, ricercatore presso il Neuro e l’Institute of Psychology dell’Università di Tartu, in Estonia. “Modificando i fattori neurocomportamentali con l’allenamento cognitivo, per migliorare la capacità delle persone di resistere al cibo, per esempio, potrebbe mantenere la promessa: gli interventi non dovrebbero semplicemente concentrarsi sulla dieta, ma anche riconoscere il profilo neurocomportamentale cui l’obesità è geneticamente intrecciata. rimanere magri nonostante la loro firma genetica.”
“Questo lavoro aggiunge il supporto alla teoria che il peso corporeo negli esseri umani sia in parte sotto controllo dei sistemi cerebrali di livello superiore coinvolti nella cognizione, nel processo decisionale e nella motivazione”, afferma il dott. Alain Dagher, autore senior del documento. “Inoltre, le differenze individuali in questi sistemi cerebrali che regolano l’assunzione di cibo sembrano essere moderatamente ereditabili”.