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Stardust 1

Un sistema unico per vincere a qualsiasi tipo di gioco non esiste, oppure no ci sarebbe ed è quello usato da me: non giocare mai, e intendo non solo nell’azzardo ma in qualsiasi altra forma utilizzata e impiegata sulla base di soldi, vincite e quant’altro, poiché alla fine vince sempre il banco e perdi tu. D’altronde si sa i numeri al principio nacquero non solo per misurare il tempo e i beni materiali ma consecutivamente per giocarci sopra e lucrarci spesso e volentieri.

Numerare è parte della vita si dirà e in effetti così è, sempre e onnipresenti come le parole e gli elementi della natura non possiamo farne senza, sono nostra essenza. E nel suo piccolo un diabetico lo sa da dove deve cominciare per cercare di andare e filare il tempo, tessere la trama della vita cercando di rammendare le toppe ogni tanto presenti lungo il tragitto.

Tutte le cifre raccolte delle nostre glicemie, glicate e glicosurie non sono lì fatte per essere nuovi pannelli numerici e datari o novelli geroglifici di ignota causa e moto: codeste cifre rappresentano dati da valutare interpretare, valutare e gestire, come è l’obbiettivo che si appalesa innanzi a noi ogni qual tanto e oggidì.

E tramite i messaggi sibillini o urlati dai dati che possiamo imparare a trarre giovamento, insegnamento e direzione per intervenire e prendere le misure sulla forma del taglio da dare non solo al trattamento terapeutico, insulinico ma a tutto l’assetto di vita, nello stile, nell’alimentazione solo per fare alcuni esempi sintetici.

Un aspetto nevralgico del nostro quotidiano, una parola chiave per un diabetico riguarda la distribuzione del cibo nell’arco della giornata e la sua ottimizzazione in relazione alla curva glicemica e altri eventi presenti (attività fisica, fattori ambientali ad esempio). Attraverso due principi: provare e flessibilità. Procedendo per tentativi si capisce come la distribuzione dei carboidrati e calorie nell’arco della giornata posso essere determinanti nell’ottenere un discreto, ottimale compenso glicemico e comunque contribuire a fare la differenza. Flessibilità poiché esperienza mi dice come non esiste uno schema fisso su cui spalmare il cibo, ma lo stesso varia e può variare a seconda delle condizioni fisiche ed esterne della persona.

Passando al concreto e alla sua ricaduta pratica nel mio caso a fronte di un totale calorie presenti nella dieta di 1850 ho fatto una divisione su 5 cercando di pasti centrali con un carico calorico pressoché eguale e nei due spuntini: quello di metà mattina e l’altro a merenda, un apporto minore ma simile tra i due.

Lo schema l’ho chiamato: basale alimentare, e un poco imita lo stesso sistema di distribuzione dell’insulina per fasce orarie con cui è programmato il microinfusore, a pensarci bene poi la sua logica c’è, la natura insegna che insulina ed energia camminano assieme no? Sul tema avrò comunque modo di tornarci nei prossimi post approfondendo alcuni aspetti oggi omessi per questioni di sintesi.