Per chi, come me, è diabetico da tanti anni e da tanto tempo fa l’insulina per continuare a vivere col diabete; sa apprezzare il valore intrinseco di questo ormone proteico che a noi manca. In questa epoca dell’usa getta si buttano via le cose senza pensarci su, dando per scontato che ogni bene sia infinito davanti a noi: ma così non è. Al di la delle considerazioni filosofiche, per fare le iniezioni di insulina uso le cosiddette penne precaricate, strumenti che hanno l’indubbio vantaggio della praticità d’uso rispetto alla tradizionale siringa. Ma c’è un piccolo particolare: quando la penna sta per scaricarsi, dichiarando, ad esempio, 8 unità residue di insulina, vai a scoprire, aspirando ciò che rimane dentro la cartuccia con una siringa di plastica, che puoi fare altre iniezioni per almeno due o tre volte consecutive. Ho fatto questa scoperta qualche mese addietro, in seguito ad uno schema variabile dell’insulina lantus, fatto di unità in numero pari e dispari, e l’allora penna usata era una optiset tarata a numerazione pari. Quindi per iniettare le dosi in dispari prendevo la necessaria quantità con la siringa di plastica (come da foto). E’ stato in quel frangente che ho verificato con mano quanto sopra riportato, e di conseguenza per non buttare via il bimbo con l’acqua sporca da alcuni mesi succhio il residuo di insulina e non spreco la medesima.