Due settimane fa ho pubblicato un commento sulla ripresa degli investimenti relativi alla ricerca finalizzata al realizzazione del pancreas artificiale, subito le agenzie stampa ed i quotidiani hanno rilanciato la notizia. Bene. C’è un distinguo da fare: alla luce delle informazioni riportate questo “pancreas artificiale” non  è altro che l’evoluzione tecnico-biologica dell’attuale microinfusore d’insulina nel governo del diabete di tipo 1 (quello giovanile per intenderci).
Basta leggere il dispaccio dell’agenzia ANSA del 5/2/10 per avere la consapevolezza del passaggio evolutivo: A questo futuro si è avvicinato sensibilmente un prototipo di pancreas sintetico quasi del tutto autonomo che è stato testato con successo in tre trial clinici su giovanissimi pazienti. Secondo quanto riferito sulla rivista The Lancet, si tratta di un congegno cosiddetto ‘a circuito chiuso’ che misura in tempo reale la glicemia del paziente e permette di regolare il rilascio di insulina dalla pompa.

Questo commento a mente fredda l’ho voluto scrivere perché, come al solito, la scoperta dell’America non è ma si tratta del frutto dello sviluppo di una tecnologia già presente tra noi.