Una considerazione su questa nostra vita contraddistinta da un costante arrivo d’informazioni, dati, notizie sulla salute ed un continuo diffondersi di avvisi e commenti circa il diabete e l’arcipelago di danni collaterali, complicanze e patologie ad esso associate (l’elenco è lungo e l’ometto).

La domanda sorge spontanea: essere informati o restare ignoranti? In realtà la mia è una provocazione. Lo spunto di questa riflessione cerca di mettere in luce un’esigenza vera: porre al centro dei problemi a prescindere dalla loro tipologia, il fatto. E quindi fare informazione significa, o almeno dovrebbe così essere,  dire quello che veramente c’è su uno stato, condizione, senza alimentare ansie e paure.

La verità è fondamentale risorsa per il benessere umano ed è nostro dovere esigerla, quando questa viene a mancare oppure ce la troviamo negata.

Tutta questa diffusione di informazioni, ad esempio, che mettono sempre il titolo relativo a scoperte scientifiche tali da far credere la completa remissione dal diabete (termine gergale per dire che si è guariti da una malattia), fanno capire come c’è molto da limare per uscire dal sensazionalismo da vendita o audience, pur di vendere.

Ma nell’era del tutto ha un prezzo non c’è forse da meravigliarsi poi che qualcuno nell’ultima campagna elettorale ha promesso la guarigione dal cancro entro tre anni.