La cifra della settimana è: 151 mg/dl; equivalente alla media dei valori della mia glicemia, ed ancora una volta l’equilibrio del mio diabete si è conservato in ottimo stato anche in presenza di sollecitazioni negative sotto il profilo umorale e dello stato. La vita con il microinfusore procede in un contesto di stabilità tale da non restare influito e condizionato da altri fattori come: stress e simili, su cui è nota l’influenza esercitata negativamente sul buon compenso glicemico.

Insomma è in giornate come queste che constato la buona scelta intrapresa con il passaggio al microinfusore, e ancor di più domani il fatto della calcolo dei boli attraverso l’assistente, funzione presente nell’apparecchio, che mi consente di gestire un dosaggio pressoché perfetto del fabbisogno d’insulina nei pasti e di mantenere la glicemia contenuta in un range tra i 120 e 150 mg/dl, facendo uno spuntino tra colazione, pranzo, cena e prima di coricarmi.

La parola chiave di tutto questo processo portato a sintesi è: controllo riuscito della glicemia. Il risultato è: meno stress aggiuntivo e una vita più elastica e libera; può apparire come uno slogan pubblicitario ma per me dopo 46 anni di diabete e di difficile gestione della malattia questa oggi è finalmente una realtà, una vittoria che posso dichiarare e condividere.

Per esercitare il controllo combinato della glicemia e calcolare l’insulina necessaria da infondere con i carboidrati facenti parte della mia quotidiana alimentazione utilizzo sostanzialmente tre strumenti: il glucometro (quando non impiego il sensore glicemico); l’assistente di bolo (funzione compresa nel microinfusore) e lo smartphone con un database degli alimenti e dei loro valori nutrizionali (carboidrati compresi).

Come procedo in concreto? Controllo la glicemia, quindi immetto il suo risultato nel microinfusore e poi subito dopo il valore dei carboidrati, quindi l’apparecchio mi fornisce i dato delle unità di bolo suggerite per il pasto che naturalmente posso variare. Per impostare la funzione dell’assistente di bolo occorre sapere qual’è la sensibilità individuale all’insulina, esempio: quanta ne occorre per abbassare il livello di glicemia di 100 mg/dl, e poi fissare un rapporto da unità e carboidrati.

Ecco queste sono le operazioni complessive da me esercitate per arrivare a questo traguardo, e nei prossimi giorni cercherò di approfondire e ampliare i temi messi al centro dell’odierno contributo.