Nella vita non c’è solo il diabete: ieri sono stato a far visita al reumatologo per capire lo stato dell’artrite reumatoide che latente o meno è sempre presente e in questi due mesi ha dato segnali di riacutizzazione. La malattia in esame appartiene al novero delle patologie autoimmuni come il diabete tipo 1 e tra le sue varie manifestazioni sintomatiche propone dolore forte, rigonfiamento delle giunture articolari e loro deformazione solo per fare un piccolo esempio.

La malattia mi fa “compagnia” da ormai dieci anni e negli ultimi cinque anni vengo sottoposto a terapia con farmaci appartenenti alla categoria dei biologici anti-TNF (Tumor Necrosis Factor) assieme al Methotrexate, un chemioterapico che serve anche per contrastare il processo erosivo della cartilagine provocato dall’artrite reumatoide. L’impiego del farmaco anti-TNF si rende necessario perché l’alternativa sarebbe il cortisone, ma questo provoca lo scompenso del diabete.

La prima fase d’impiego di questa categoria di farmaci cominciò nel 2005 con il Remicade ma quando alla fine del 2007 interruppi il ciclo di infusioni endovenose il processo infiammatorio dell’artrite reumatoide riapparve con rinnovato vigore e dolore. All’inizio del 2008 cominciai la terapia con l’Enbrel, mediante iniezioni sottocutanee effettuate una volta a settimana.
Enbrel è una proteina di origine esclusivamente umana, ottenuta tramite la tecnologia del DNA ricombinante costituita da due copie del recettore umano p75 per il fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa).
La visita compiuta ieri ha messo in evidenza come il processo infiammatorio si è riacceso: solo per fare un esempio il valore della proteina c reattiva è ancora molto al di sopra dei livelli di guardia; tra un mese dovrò rifare gli esami del sangue e stessa cosa accadrà tra tre mesi prima della nuova visita di controllo programmata, per intanto proseguo con lo schema terapeutico indicato dal medico reumatologo.